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Educatori professionisti in piazza: "Siamo fondamentali per i disabili, chiediamo l'internalizzazione" In evidenza

di Ginevra Masciullo - Aumenta la sensibilità sull'inclusione, ma non crescono le garanzie per chi si occupa di diritto allo studio per tutti.

Quanto è importante per un bambino ragazzo disabile ricevere a scuola un supporto e aiuto da parte di un educatore professionista? Molto.

Nella giornata di ieri si è svolto anche alla Spezia il presidio organizzato a livello nazionale dal Misaac, dal Movimento per l’internalizzazione e la stabilizzazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, per riportare l’attenzione sul precariato che vivono gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione. Ieri pomeriggio si sono avviati i lavori parlamentari del DDL 236/2022, un disegno di legge che mira all’internalizzazione della funzione di assistenza all’autonomia e comunicazione, questa professione infatti non è dipendente dal Ministero dell’Istruzione e del Merito come lo sono per esempio gli insegnanti di sostegno, è affidata agli enti territoriali.

L’esternalizzazione di questi professionisti si traduce in minori tutele, per esempio nei 3 mesi estivi questi lavoratori non ricevono alcuno stipendio, ma avendo un contratto a tempo indeterminato non hanno diritto alla disoccupazione. Il lavoro non viene svolto quando il bambino o la bambina che assistono non va a scuola e in questo caso rientrano anche le assenze per terapia. Inoltre l'assistenza viene attribuita per residenza, quindi un bambino che si trasferisce a vivere in un altro comune, ma rimane nella stessa scuola, non mantiene lo stesso educatore o la stessa educatrice.

Sonia Del Gatto è un’educatrice professionista e racconta quanto sia cambiata la situazione: “Ci siamo sempre mossi tra una scuola e l’altra, perché ci venivano date ore in istituti dislocati su tutto il comune, l’affidamento ad enti territoriali che spesso non hanno risorse ha portato anche ad una riduzione delle ore per bambino, 20 anni fa avevamo da 20 ore alla settimana per bambino grave e gravissimo, oggi siamo a 12 ore per i gravissimi, in alcuni casi soltanto 6. Si è tagliato moltissimo sull’assistenza su giovani molto vulnerabili, noi seguiamo un bambino da piccolo e lo portiamo fino alla fine delle superiori, la continuità è fondamentale nel miglioramento e nel nostro lavoro si instaura anche un dialogo con le famiglie.”

La funzione sociale di questi psicologi, educatori, esperti di pedagogia e formazione è fondamentale perché permette alle insegnanti e alla famiglia di avere un tramite che aiuti a soddisfare le esigenze di bambini con gravi disabilità. Per questo motivo gli assistenti sono scesi in piazza, chiedono che la loro posizione sia stabilizzata e internalizzata, un passo che darebbe dignità ad una professione fondamentale per garantire il diritto allo studio a tutti, anche a chi è più fragile e ha bisogno di maggiore attenzione.

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