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Riammesse a lavoro due Oss sospese perché non si erano vaccinate In evidenza

di Alessio Boi - L’azienda sanitaria toscana le ha riassunte e ha dovuto corrispondere gli stipendi e interessi per tutto il periodo della sospensione.

Due operatrici socio sanitarie dipendenti della Asl Toscana Sud-Est sono state riammesse a lavoro dopo la sospensione per non essersi sottoposte al vaccino anti-Covid. L’azienda sanitaria toscana è stata condannata al pagamento degli stipendi non corrisposti per tutto il periodo dell’assenza delle due Oss, oltre agli interessi maturati e, naturalmente, la ripresa di tutte le loro mansioni prima dello spiacevole evento.

Tutto è iniziato dal decreto di aprile 2022, che prevedeva l’obbligo di vaccinazione anti Sars-Cov 2 per i dipendenti della sanità pubblica e privata. Chi decideva di non sottoporsi all'inoculazione poteva essere sospeso dal lavoro rimanendo senza stipendio. Ed è quello che è successo a due Operatrici Socio Sanitarie: l’azienda sanitaria pubblica della regione confinante con la Liguria ha rispettato la legge e ha dovuto sospendere le lavoratrici che non si erano vaccinate. Il tempo per immunizzarsi era scaduto e il direttore del distretto ha dovuto lasciare a casa le due Oss con la seguente motivazione: “È stato disposto di sospenderla dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da Sars-Cov-2 e dalla retribuzione o altro compenso comunque denominato”.

Ma le due, rimaste senza lavoro e senza stipendio da autunno dello scorso anno, non si sono arrese e hanno chiesto aiuto agli avvocati Paolo Serra di Grosseto e al Prof. Augusto Sinagra di Roma. Hanno presentato ricorso contro la scelta dell’azienda sanitaria toscana.

Il giudice del Tribunale di Siena, dopo una lunga analisi tecnico - scientifica dei fatti durata diversi mesi, ha condannato la Asl Toscana alla riassunzione delle due Oss e al pagamento degli stipendi non corrisposti per tutto il periodo della sospensione. Secondo il giudice che ha emesso la sentenza le lavoratrici hanno subito un danno personale ed economico. La sua decisione è stata giustificata in questo modo: “La persona vaccinata può nuovamente essere contagiata e a sua volta contagiare, e che pertanto l’assolvimento dell’obbligo vaccinale ai fini della tutela cautelare sommaria probabilmente non possa costituire ragionevole fattore di discriminazione nell’accesso a qualsiasi professione”.

Dunque la sospensione è stata considerata illegittima dalla giustizia senese e adesso le due operatrici rientreranno a lavoro a tutti gli effetti tra pochi giorni.

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