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La Batteria Valdilocchi è tornata al suo antico splendore (Foto) In evidenza

di Anna Mori - Terminato il primo lotto di lavori che ha permesso di riportare alla luce la Batteria coperta completamente dalla vegetazione. Peracchini: “Vogliamo offrirla ai cittadini e ai turisti con un progetto storico-culturale”

La Batteria Valdilocchi fa parte del complesso difensivo costruito per la base navale della Spezia nel tardo XIX secolo a seguito di approfonditi studi che hanno previsto che ogni punto di passaggio attorno al nostro golfo fosse presidiato in sovrapposizione da almeno due o tre batterie. Progettata da Antonio Spegazzini, i lavori di costruzione sono stati avviati nel 1883 e terminati nel 1886. 

La pianta della batteria è a forma pentagonale, con la base rivolta verso il mare mentre il versante opposto è stato appositamente progettato per essere rivolto contro i possibili attacchi dall’entroterra e come ci spiega Silvano Benedetti ex Direttore del Museo Navale e attuale Presidente della Proloco del Golfo: “la Batteria era provvista di 6 cannoni grandi di cui vediamo ancora sulle piazzolle i meccanismi di movimentazione per il puntamento e di altri 4 più piccoli. Le bocche di fuoco erano molto potenti e permettevano, grazie alla posizione strategica della Batteria, di difendersi da eventuali accessi dall’attuale Galleria degli Scoglietti, da Vallegrande, dall’Aurelia e poi fino alla zona di Buonviaggio. L'accesso era sul lato rivolto al mare ed era protetto da un profondo fossato di difesa che correva tutto attorno alla Batteria e un ponte levatoio”. 

La Batteria è stata disarmata durante la Grande Guerra per inviare i pezzi di artiglieria al fronte, continuando a funzionare solo come polveriera. Divenuta batteria antiaerea durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945 è stata in parte fatta saltare dalle truppe tedesche, minandone pesantemente la stabilità in alcuni punti, distruzioni ben visibili in corrispondenza della parte di accesso verso il mare dove vi era il ponte levatoio. Divenuta quindi inutile dal punto di vista difensivo, è stata abbandonata.

Dopo anni di abbandono e incuria la Batteria è stata ricoperta completamente da una folta vegetazione di piante e arbusti spontanei nascondendola completamente alla vista per quasi 80 anni (vedi il video). Nel 2019 è stato avviato il progetto di recupero affidato all’Architetto Paesaggista Ludovica Marinaro e agli Ingegneri Fabio Baldi, Paolo Ferrari e Enrico Vergassola che si sono occupati della parte strutturale. “Abbiamo cercato di mettere insieme un sistema complesso di interventi – spiega l’Architetto Ludovica Marinaro – proprio per assicurare una tutela che non si concentri semplicemente sull’architettura, ma che colga l’architettura nel complesso delle relazioni che instaura con tutto il territorio nel rispetto del paesaggio e quindi di tutto il sistema di relazioni che questo bene intesse con tutto quanto lo circonda. Abbiamo agito sull’architettura stessa con delle opere di pulizia, di rimozione delle macerie, di pulizia delle superfici e degli interni, di consolidamenti mirati delle parti che andremo a riaprire e tutta una serie di interventi che riguardano l’infrastrutturazione di questo territorio comprensivo della strada di accesso, del sistema di smaltimento delle acque nella strada e anche del complesso degli spazi aperti. Nonostante i danni subiti dagli esplosivi delle truppe tedesche, ogni parte ha una sua stabilità, per cui renderemo accessibile gran parte della Batteria per poterla restituire alla cittadinanza”.

Sullo stato dei lavori l’Architetto Marinaro ci ha informato che “Stiamo terminando il primo lotto di lavori del valore di 500mila euro stanziati dal Bando Periferie grazie al quale porteremo anche i servizi alla Batteria quali acqua ed elettricità, oltre a sistemare la strada di accesso. Per avviare il secondo lotto sarà necessario trovare un ulteriore finanziamento. Su questa Batteria abbiamo attivato anche delle collaborazioni interessanti, ad esempio con l’Università di Firenze che ha realizzato tutti i rilievi della struttura con il laser scanner ed è tutto materiale che immaginiamo potrà essere messo a disposizione per la musealizzazione della batteria, per la spiegazione delle sue strutture, per progetti didattici, per programmi di informazione e per rendere nota quella che è l’architettura in tutte le sue parti mettendo a sistema tutto il patrimonio di conoscenze e di rilievo virtuale”

Il materiale usato per la costruzione è soprattutto la pietra locale proveniente dalla Castellana e dalle altre cave del golfo e usata anche per la costruzione delle mura di recinzione dell'Arsenale, mentre gli archi e le volte sono in mattoni. “Abbiamo cercato di fare pulizia di tutto quanto non fosse recuperabile – spiega ancora l’Architetto Marinaro - tutte le pietre e la terra verranno recuperate in loco anche con opere di ingegneria naturalistica, funzionali al recupero. Ci sarà poi una parte di anastilosi ricollocando quello che si può ricollocare ad esempio le lastre dei pavimenti, il cordolo. Tutte le altre pietre, molto pregiate e lavorate a regola d’arte, le stoccheremo in loco per poter procedere con le fasi successive e riutilizzarle”. Non solo mattoni, ma anche una sala molto particolare tutta in marmo bianco di Carrara, in un’unica lastra, la latrina degli ufficiali, davvero molto particolare.

“La Batteria poteva ospitare fino ad un centinaio di soldati – spiega Stefano Danese esperto di storia militare e Consigliere della Proloco del Golfo - non c’erano sistemi di riscaldamento, non era una struttura stanziale, ma solo difensiva. Molte le soluzioni geniali, come il sistema di illuminazione della sala delle polveri da sparo basato su lanterne ad olio che erano racchiuse tra due vetri per tenerle lontane dall’esplosivo, di prese d’aria per l’ossigeno e di scarichi per l’anidride carbonica, sistema che permetteva di illuminare la sala in sicurezza. I soldati provenivano in gran numero dalle zone in cui si praticava l’agricoltura e la pastorizia, moltissimi erano analfabeti, ma sapevano contare. Per questo motivo, piuttosto che affiggere cartelli con i nomi delle sale, si preferì numerarle, per rendere a tutti ben comprensibile la dislocazione”.

“Il progetto potrà avere una valenza anche sostenibile legata ad una forma di economia circolare – continua Ludovica Marinaro – abbiamo infatti appena scoperto un complesso e molto evoluto sistema che permette di canalizzare e convogliare le acque piovane in cisterne sotterranee che potrà essere riutilizzato una volta riaperta la Batteria per il ricircolo e riuso delle acque”.

“Vorremmo inserire anche la Batteria Valdilocchi nel circuito Fortmed, una rete europea tra tutte le fortificazioni di epoca moderna nel Mediterraneo – aggiunge Ludovica Marinaro - Avvieremo una Summer School di studio, formazione e ricerca proprio su questa Batteria e su altre del nostro Golfo, per richiamare studenti e ricercatori e favorire anche il mantenimento e la valorizzazione di tutta la cinta delle nostre batterie, facendo diventare il nostro Golfo un centro studi internazionale che richiami Architetti da tutto il mondo”. 

Le idee di sviluppo sono moltissime, dalla creazione di un vivaio per la coltivazione di piante da utilizzare nei parchi cittadini, ad un orto botanico, ma sicuramente la Batteria sarà “un altro luogo del cuore per tutti gli spezzini – dichiara il Sindaco Peracchini -  vogliamo che diventi un luogo di storia, ma anche di eventi culturali per tutti, pensiamo ad esempio ad un anfiteatro con la vista mare. E ancora un luogo anche per i bambini con attività a loro misura. Vogliamo offrirlo a tutti i cittadini e ai turisti con un grande progetto storico – culturale, è un luogo che merita proprio di essere valorizzato”.

Il luogo in cui si trova la Batteria Valdilocchi è davvero molto bello, la vista spazia su tutto il nostro Golfo e oltre “E’ un luogo meraviglioso – conclude l’Architetto Marinaro – e vedere che sta prendendo forma da come ce lo siamo per molto tempo immaginato è bellissimo, ora possiamo proprio dire dal progetto alla realtà”

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