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Rsa Mazzini, Cgil: “Ormai è di fatto una struttura Covid, la situazione è grave” In evidenza

La denuncia del sindacato di via Bologna: “Ci sono difficoltà a garantire la continuità assistenziale”.

La Cgil fa il punto della situazione sulla gestione dell’emergenza Covid-19 nello spezzino, con un focus specifico sulla complessa situazione dell’Rsa Mazzini, struttura dove si sono registrati diversi casi di positività tra il personale che lavora nella Rsa e gli ospiti. “1 dei 4 infermieri che sono rimasti alla Mazzini è positivo, ci sono difficoltà a garantire la continuità assistenziale. Pare che la Asl non risponda alle telefonate e alle mail. Oggi dovrebbero tornare i carabinieri nella struttura”.

Che la situazione per quel che riguarda la struttura sia complessa lo sottolinea anche Lara Ghiglione, segretaria della Cgil spezzina: “La situazione è grave, tanto da averci indotto a fare un esposto alla Procura della Repubblica per la vicenda della Rsa Mazzini”, la segretaria guarda poi alla gestione dell’emergenza sanitaria più in generale. “Si tratta di un elemento di un puzzle sanitario pieno di difficoltà e negligenze, soprattutto da parte dell’Asl e della Regione. La situazione è migliorata per il numero di tamponi fatti, ma l’organizzazione fa acqua da tutte le parti, ci sono persone che aspettano la risposta di un tampone per settimane. Bisognava incrementare i posti letto e il personale, sul fronte delle Rsa abbiamo vissuto momenti tragici, mai avremmo pensato di ritrovarci nelle stesse condizioni ad ottobre".

"Nell’esposto per la vicenda della Rsa Mazzini abbiamo sottolineato la carenza di personale, ci sono stati inadempimenti come ad esempio il mancato trasferimento dei pazienti positivi presso l’ospedale San Bartolomeo in modo solerte, come la stessa mancanza di Dpi adeguati, i lavoratori sono in una condizione di grande paura. Si sono verificati dei decessi e starà poi alla Magistratura stabilire se ci sono collegamenti tra questi e le mancate attenzioni”.

Il sindacato di via Bologna in questi giorni è stato contattato non solo da lavoratori, ma anche da famiglie e cittadini che avevano bisogno di aiuto, anche per poter contattare un proprio caro in una struttura: “Vogliamo essere un punto di riferimento – ha evidenziato la segretaria Ghiglione - per tutto il tempo dei emergenza sanitaria abbiamo attivato una mail dedicata: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e un numero di telefono per chi ha difficoltà a trovare risposte come cittadino o lavoratore: 3355463178. Un punto di riferimento anche per chi ha delle difficoltà per vedersi riconosciuto un diritto come cittadino o parente di qualcuno che risiede in qualche Rsa”.

A scendere nel dettaglio dei problemi evidenziati nella struttura da parte del sindacato è Daniele Lombardo (Fp Cgil): “Parliamo di una struttura diventata ormai di fatto una struttura covid, pur non essendo adeguata per questo. E’ stata data in affidamento con appalto nel mese di ottobre, con una manutenzione straordinaria prevista proprio in questo periodo. Nella Rsa non ci sono finestre che si possono aprire e quindi non è possibile una dovuta areazione. I Dpi non erano adeguati in una prima fase e ad oggi, seppure le scorte sono state fatte, non ci risultano comunque sufficienti. La prima mossa dell’impresa che si è aggiudicata l’appalto è stata mettere in cassa integrazione una parte del personale che si occupava della Rsa. C’è stata una somma di cause che hanno fatto si che sia stata utilizzata in malo modo una struttura non adeguata alla gestione dei pazienti positivi”.

“Avevamo già dichiarato a ottobre che non c’erano le condizioni per poter far fronte alle necessità di un momento come questo. Il monte ore annuo delle pulizie dichiarato dall’azienda, ovvero 15mila, a fronte delle 24mila previste nel vecchio capitolato, è un dato emblematico vista la situazione difficile in questo momento", così Luca Comiti Filcams Cgil sulla Rsa Mazzini.

"In generale Il covid è andato avanti ma noi siamo rimasti fermi a quanto detto ai primi di ottobre, bisognava pensarci prima, già a marzo/aprile con il primo impatto con la pandemia a far fronte ad una possibile seconda ondata”.

Carla Mastrantonio (Spi Cgil) è partita dalla bufera scoppiata proprio nella giornata di ieri a seguito del tweet del presidente di Regione Liguria Giovanni Toti: “Dichiarazione che ci ha lasciati esterrefatti per il principio che sottintendono le sue parole, si tratta di una cultura che si sta insinuando nella classe politica, ovvero il tentativo di dividere gli anziani rispetto al resto della popolazione come soluzione alla situazione attuale. Dichiarazione che arriva dal governatore della regione più vecchia d’Italia, che dovrebbe essere all’avanguardia per quel che riguarda questa platea, deve essere organizzata sul territorio un’assistenza integrata con i medici di medicina generale con le squadre territoriali che potrebbero anche essere incrementate. Sulle Rsa servivano protocolli strutturali e quello che è successo alla Mazzini è il risultato di una gestione disorganizzata".

"Quando parliamo di anziani parliamo di cittadini fragili, chiusi in strutture isolate, persone che possono cadere in depressione: abbiamo chiesto in tutte le strutture di attivare sistemi di videochiamate o creare delle zone sicure dove gli ospiti possano incontrare i propri cari. Crediamo si debbano trovare soluzioni sul territorio, gli anziani hanno bisogno di poter contare sul supporto delle Rsa. Per quel che riguarda l’Rsa Mazzini siamo stati contattati da due famiglie che non riescono a sapere neanche quali sono le condizioni di salute dei propri cari nella struttura, non sanno niente di loro”.

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