La sanità spezzina brancola nel buio. A fronte del preoccupante aumento esponenziale dei contagi da covid-19 e la conseguente necessità di un numero sempre più nutrito di ricoveri, le soluzioni proposte da Asl 5 risultano ancora inefficaci e confuse in quanto a contact tracing per contenimento dei contagi e a gestione dei contagiati.
La “seconda ondata” ampiamente prevedibile già da fine Maggio, ma di fatto negligentemente non prevista, nei mesi estivi ha prodotto soltanto l’individuazione dell’Ospedale S. Bartolomeo quale struttura covid che, ad oggi, risulta ancora parzialmente dedicata al ricovero di positivi: vi sono infatti ancora reparti cosiddetti “puliti”, pur operanti a scarto ridotto, quali l’urologia, la chirurgia multispecialistica ed altri. Nei mesi in cui l’emergenza infettiva ci ha concesso un po’ di respiro, in vista dell’attuale seconda ondata, poco o nulla è stato fatto per riorganizzare profondamente l’attività sanitaria, assumere personale medico, infermieristico e di tutte le professioni sanitarie e garantire un futuro lavorativo agli OSS di Coopservice, peraltro da incrementare con nuove assunzioni in quanto numericamente insufficienti per far fronte all’epidemia.
Scelte strategiche discutibili hanno generato una situazione a dir poco paradossale che prevede di continuare a mantenere l’attività laboratoristica di processazione dei tamponi molecolari all’ospedale S. Andrea, con conseguente continuo andirivieni di mezzi per il trasporto dei campioni, a fronte, per esempio, del mantenimento di soli 5 posti letto per l’attività chirurgica d’urgenza nell’ospedale covid di Sarzana, ma che potrebbe più ragionevolmente essere gestita alla Spezia; insomma c’è bisogno di una più netta e chiara diversificazione dei percorsi: l’ospedale di Sarzana deve occuparsi soltanto di pazienti covid e tutta l’attività ordinaria e d’urgenza non riferibile all’epidemia può e deve essere gestita alla Spezia.
Seppur in colpevole ritardo, ancora oggi, scelte di profonda riorganizzazione dei servizi e razionalizzazione delle risorse umane, in attesa dell’urgentissimo incremento di professionisti, potrebbero concorrere ad un auspicabile miglioramento dei servizi resi alla comunità, sia per quanto concerne l’emergenza infettivologica che l’ordinaria attività ospedaliera e territoriale, passata ormai evidentemente in secondo piano.
E’ necessario un netto cambiamento di rotta politico-gestionale che preveda corpose assunzioni di personale di tutti i profili, l’aumento strutturale dei posti letto, la stabilizzazione di medici, infermieri, OSS e professioni sanitarie in situazione di precariato, la nomina di nuovi primari nelle molte strutture che ne sono carenti: tutte problematiche preesistenti, frutto di anni di politiche di tagli, che vengono intercettati ed esacerbati come nodi al pettine dall’emergenza covid.
Il pessimismo configurabile con il realismo di una così grave situazione può essere superato dall’ottimismo della volontà di fare e di cambiare.
Luciana Tartarelli e Alessandro Podestà
CONFSAL FIALS