Nel 2019 sulle strade italiane, si sono registrati 172.183 incidenti con lesioni a persone, che hanno causato 3.173 decessi e 241.384 feriti. In media, rispettivamente, 472 incidenti, 9 morti e 661 feriti ogni giorno.
Le statistiche provinciali, elaborate da ACI e Istat, mostrano una situazione molto diversa a livello territoriale con 43 province nelle quali il numero di decessi è aumentato rispetto allo scorso anno. Venezia (+20), Modena e Forlì-Cesena (+18) quelle con gli incrementi maggiori, di conseguenza anche le regioni Emilia-Romagna (+36) e Veneto (+25), seguite dalla Campania (+17).
Risultati di gran lunga migliori a Genova (-45 decessi), seguono Roma e Firenze (-22), Sondrio (-16) e Sud Sardegna (-15). Sette le regioni che hanno totalizzato un decremento apprezzabile: Liguria (-60), Lombardia (-45), Lazio (-43), Sardegna (-34), Toscana (-30), Calabria (-23) e Piemonte (-19).
Cinque province hanno raggiunto l’obiettivo EU 2020
Mentre nel nostro Paese, nel decennio che sta per concludersi, il numero dei decessi per incidente stradale è diminuito - in media - ‘solo’ del 23%, 5 province hanno già raggiunto l’obiettivo 2020 (Aosta, Barletta-Andria-Trani, Grosseto, Pordenone e Sondrio), mentre 11 hanno fatto registrare una diminuzione di mortalità superiore al 40%.
Il periodo di lockdown imposto nel 2020 ha visto un crollo dell’incidentalità per alcuni mesi con punte fino a -80% che, sulla base dei primi dati provvisori della Polizia Stradale, si riflette alla fine del mese di settembre in una diminuzione di incidentalità e mortalità pari a circa il 30%.
Dal 2010 al 2019, complessivamente, si sono verificati 6.035 decessi in meno a causa di incidenti stradali, distribuiti diversamente sul territorio nazionale. Venti le province, però, nelle quali il numero dei morti è aumentato rispetto al 2010: Chieti, Cosenza, Avellino, Piacenza, Gorizia, Imperia, Savona, Brescia, Como, Lodi, Macerata, Isernia, Asti, Bari, Enna, Ragusa, Trapani, Bolzano, Trento, Belluno.
Indice di mortalità
In 8 province, quasi tutte al Sud, l’indice di mortalità - morti per 100 incidenti - è risultato più che doppio rispetto al valore medio nazionale (pari a 1,84): Campobasso (5,56), Crotone (4,98), Vibo Valentia (4,62), Nuoro (4,57), Caserta (4,43), Vercelli (4,30), Catanzaro (4,18), Cosenza (4,12), Benevento (3,78) e Isernia (3,77).
Genova, Milano, Firenze, Monza, Savona e La Spezia, viceversa, sono le province in cui gli incidenti risultano meno gravi. L’indice di mortalità, infatti, è inferiore ad 1 morto ogni 100 incidenti.
Costi sociali
I costi sociali sono proporzionali alla dimensione ed alla gravità del fenomeno: Roma e Milano le province che incidono maggiormente sui costi sociali – rispettivamente 1.326 e 1.073 milioni di euro, seguite da Torino e Napoli con 548 e 510 milioni. Isernia, Enna, Oristano, Vibo Valentia e Aosta, quelle che pesano di meno sul totale nazionale, tutte con cifre inferiori ai 30 mln di euro.
In Provincia della Spezia gli incidenti sono stati 829, con 8 morti e 1113 feriti. Ma seppur l’andamento risulti tra i più virtuosi tra le provincie italiane, è importante fare alcune riflessioni. Oltre il 30% avviene nel centro abitato e nelle strade urbane: con 810 feriti e 5 morti. Quasi il 50% degli incidenti avviene in rettilineo, e ciò deve sensibilizzare circa il rispetto dei limiti di velocità e del rispetto delle norme.
Quasi 400 sono i mezzi a due ruote coinvolti e se bisogna stigmatizzare i comportamenti dei motociclisti, bisogna considerare che, anche non sufficientemente valorizzato dai dati, molto spesso la qualità delle strade rende molto pericoloso il procedere dei mezzi a due ruote.
Tra i tipi di comportamento causa di incidenti oltre il 40% avviene per il mancato rispetto della segnaletica e comunque manovre irregolari. Inoltre se comunque il 27% degli incidenti che coinvolgono pedoni sono dovuti anche al loro comportamento scorretto quasi il 60% li vede vittime di comportamenti scorretti dei guidatori.
Il Presidente dell’Automobile Club La Spezia, Alessandro Beverini, pur soddisfatto dei notevoli miglioramenti rispetto agli anni scorsi, ritiene che “se da una parte i dati ci riportano un calo di incidenti, morti e feriti, dall’altra registriamo, purtroppo, un aumento delle vittime nelle categorie vulnerabili, in particolare tra i ciclisti e gli utenti delle due ruote in generale - sottolinea Beverini - L'auto rimane il principale mezzo di trasporto, ma aumenta il numero di chi sceglie forme di mobilità dolce o la micro mobilità elettrica per muoversi in città: questo comporta il rispetto delle regole da parte di tutti e, soprattutto, la realizzazione di adeguate infrastrutture e percorsi dedicati".
"Dobbiamo rivedere la mobilità in ottica sostenibile ed ecocompatibile - aggiunge il presidente dell’Automobile Club La Spezia - e bisogna agire a tutti i livelli, tenendo sempre in primo piano la nostra incolumità e quella degli altri utenti della strada. La sicurezza stradale deve essere una priorità, la si persegue osservando sempre le regole del Codice della strada, ma, soprattutto, usando la massima prudenza a bordo di qualsiasi mezzo: sia esso un’auto, una moto, una bicicletta elettrica o un monopattino, allo stesso modo negli spostamenti a piedi".
Infine Beverini pone l’accento sulla mancata manutenzione delle strade che, soprattutto a causa della riforma delle Province, è spesso lacunosa e causa di un significativo numero di incidenti.