Un container contenente 276 colli di “effetti personali” destinato agli Stati Uniti, è bastato questo per insospettire l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza e far scattare i controlli. Al suo interno sono state ritrovate due anfore che l'esportatore ha sostenuto appartenere alla propria famiglia da generazioni, ma non è stato in grado di provarlo. Così i due reperti archeologici sono stati dapprima posti sotto sequestro e successivamente ceduti in custodia temporanea al Museo Archeologico del Castello di San Giorgio.
“La collaborazione tra le istituzioni permette di recuperare e mettere a disposizione di tutta la cittadinanza, anche se temporaneamente, due opere importanti, significative della nostra storia e della nostra cultura – così il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini – Qualcuno pensa che questi siano solo degli oggetti sui quali fare soldi, ma deve passare un altro messaggio, ovvero che tutti noi dobbiamo essere impegnati a preservare e valorizzare le opere d’arte. Da parte nostra c’è la massima disponibilità a custodire e valorizzare la storia e il significato di queste anfore”.
“La Spezia ha un porto mercantile importante a livello nazionale, pensate quindi al numero di container che arrivano sia in esportazione che in importazione - ha sottolineato il Maggiore della Guardia di Finanza Luigi Menella – Noi analizziamo i traffici e questo ci consente, oltre a contrastare il traffico di merci contraffatte e stupefacenti, di verificare l’importazione ed esportazione di beni archeologici. Questa è il risultato di un’analisi ben fatta e di un lavoro che va a ottimizzare su più fronti l’attività ispettiva”.
“E’ stata importante la sinergia e l’analisi dei rischi fatta dai nostri funzionari e della Guardia di Finanza - così Giovanni Cassone, direttore dell’Ufficio delle Dogane della Spezia – Nel porto facciamo controlli in tempo reale, la nostra è un’attività di interdizione che avviene nel giro di quasi 48 ore. La tempestività dei controlli è stata fondamentale per procedere al sequestro delle due anfore che altrimenti sarebbero state spedite verso gli Stati Uniti e avremmo perso due reperti archeologici che invece vanno ad impreziosire la raccolta museale del Museo Archeologico del Castello di San Giorgio a vantaggio di tutti i visitatori”.
Ad entrare nel dettaglio e nella descrizione dei due reperti è stata Donatella Alessi, conservatore del Museo del Castello San Giorgio: “Le anfore normalmente vengono ritrovate in frammenti negli scavi, trovarle integre significa che si tratta di reperti ritrovati successivamente al naufragio di una nave. Le anfore sono un po’ come i container dell’antichità, in ogni nave ci stavano fino a 6000 anfore. All’interno si trovavano i beni principali dell’epoca (età romana) come vino, prodotto in Italia e in Grecia, l’olio, proveniente di solito dall’Africa e dalla Spagna e poi la salsa di pesce che veniva usata come sale. Sulle anfore spesso veniva scritto il loro contenuto e dove erano state prodotte".