Ieri, venerdì 9 agosto, i Carabinieri della Compagnia di Sarzana hanno proceduto ad eseguire un'ordinanza di custodia in carcere di un italiano, 42enne, a seguito di condanna a 10 anni di reclusione per il reato di morte come conseguenza di altro delitto, nel caso di specie, di spaccio di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento emesso dal Tribunale della Spezia è relativo all'attività di indagine svolta dai Carabinieri del NOR della Compagnia di Sarzana a seguito del decesso del diciassettenne Davide Virdis, che alle 4 del 29 maggio 2013, nei pressi della stazione di Vezzano, è stato travolto e ucciso da un treno merci in transito da Genova e diretto a Livorno.
Il primo ad intervenire sul posto fu un equipaggio della Aliquota Radiomobile di Sarzana. Il giovane deceduto non aveva con sé alcun documento, né portafoglio né cellulare e la sua identificazione era difficoltosa anche a causa dei segni lasciati dall’investimento.
I militari non si limitarono a chiudere sbrigativamente la vicenda come un suicidio, ma cominciarono subito a svolgere una serie di accertamenti, oltre ad effettuare i primi rilievi per individuare il punto d’impatto da cui successivamente far partire le ricerche di effetti personali o fonti di prova utili a identificare la vittima e la dinamica dell'evento.
Infatti, dopo ricerche prolungate durate alcuni giorni, il portafoglio fu trovato a circa 3 km dall’impatto, verosimilmente trasportato accidentalmente dal treno.
Dopo circa un’ora e mezzo dal ritrovamento del cadavere, due genitori contattavano i Carabinieri in quanto preoccupati poiché il figlio non era tornato a casa. Con tutte le precauzioni e la delicatezza possibile, i Carabinieri accertavano che il giovane deceduto era proprio Davide Virdis, all'epoca 17enne, comunicandolo ai genitori.
Gli accertamenti dei Carabinieri, che hanno preso a cuore il decesso del giovane, hanno permesso di ricostruire le ore precedenti al decesso, ascoltando chi era in compagnia del giovane e dove fossero stati, anche con l'ausilio dei tabulati telefonici.
Così, lentamente, cominciava ad emergere la verità ed un primo pregiudicato marocchino veniva individuato quale lo spacciatore che aveva ceduto dell’hashish ai ragazzi nella giornata conclusasi con la morte di Davide. Le indagini e le intercettazioni cominciavano a far emergere sempre più dettagli e riscontri.
I soggetti coinvolti a vario titolo nei fatti venivano sottoposti a interrogatorio dal pubblico ministero titolare delle indagini, fino anche a tarda notte. Si giungeva così, non senza difficoltà, alla ricostruzione dei fatti di quel 28 maggio 2013 che avevano portato alla morte di un ragazzo di appena 17 anni.
LA RICOSTRUZIONE
Il destinatario della misura, all’epoca 36enne, avrebbe dovuto portare dello stupefacente ad un soggetto con appuntamento ad Arcola ma si trovava a piedi; incontra due giovani, Virdis e il suo amico appena maggiorenne, a cui chiede un passaggio ad Arcola. Nel tragitto, l'accompagnato offre ai giovani la cocaina, in particolare a Virdis.
Poi i quattro si spostano ad Arcola a casa del soggetto che attende all'appuntamento e ricominciano a fare uso di cocaina. Virdis a questo punto è già sotto l'effetto della sostanza stupefacente da poco assunta.
Successivamente la comitiva a Sarzana, in vari bar, inizia a bere alcol e a fare uso di hashish, ceduta da un marocchino anch'esso identificato durante le indagini e condannato a 10 mesi di reclusione per il reato di spaccio.
Dopo i mix di alcol, hashish e cocaina, il giovane minorenne viene accompagnato verso casa dagli amici ma, prima che possa raggiungere i genitori nell'abitazione, si dirige in stato alterato e confusionale alla vicina ferrovia.
Il ragazzo, sotto l’effetto dello stupefacente, si sente invincibile e vuole sfidare il treno per vedere se riesce a correre più forte e passare prima del transito del convoglio, ma viene travolto e muore tragicamente.
Determinante è stata anche la consulenza tecnica del medico legale, che nell’autopsia riscontrò l’enorme quantitativo di stupefacente, potendo così escludere l'azione suicidiaria del gesto.
La quantità di cocaina assunta era tale che lui era incapace di intendere, e la sua percezione delle distanze e del pericolo era considerevolmente alterata ed accompagnata da una sensazione di onnipotenza tale che il ragazzo, sconvolto, correva per sfida a fianco del treno pensando di essere invulnerabile.
Il 27 marzo 2019 il Tribunale della Spezia, con i risultati prodotti dall’Aliquota Radiomobile, ha condannato in primo grado l'uomo italiano, originario della provincia di Cosenza, classe 1977, domiciliato ad Arezzo, alla pena di anni 10 di reclusione ed alla multa di 40.000,00 euro per la morte di Davide Virdis come conseguenza di altro delitto, spaccio di sostanze stupefacenti; l'uomo marocchino, classe 1979, alla pena di 10 mesi di reclusione e 1.200,00 euro di multa per aver ceduto l'hashish a Davide Virdis.
Il 14 luglio scorso la condanna è passata in giudicato, divenendo così irrevocabile. I Carabinieri che hanno preso a cuore la morte del giovane, hanno approfondito e seguito, con determinazione a far luce sulla vicenda, i pochi elementi a disposizione nelle ore immediatamente successive al rinvenimento del cadavere.
Ieri i Carabinieri della Compagnia di Sarzana, appena ricevuto l’ordine di esecuzione, si sono recati ad Arezzo, hanno cercato e fermato il soggetto portandolo in carcere prima che potesse anche solo pensare di fuggire, magari trovando rifugio da un amico, per evitare la cattura e il carcere.