"Mia madre è stata ricoverata giovedì sera, pertanto non da molti giorni, con problemi respiratori e inoltre non riesce più a deglutire nulla. Arrivo un pomeriggio e mi accorgo che mia madre non riesce più a respirare perché ha la bocca piena di catarro. Chiamo l’infermiera, gentilissima, che gli aspira il tutto per farla respirare meglio. La domanda è: perché devo essere io a chiedere l’intervento dell’infermiere? Perché loro non se ne sono accorti?".
"Un altro giorno arrivo e sento mia madre urlare dai dolori. Chiamo il medico e gli dico se può dare un calmante per alleviarle i dolori. Mi dice che gli darà del Paracetamolo, ma a che serve se ha dolori fortissimi?".
"Terzo episodio: vedo che nell’erogatore dell’ossigeno manca l’acqua. La signora che assiste mia madre mi dice che ha chiamato per tre volte senza alcun risultato, chiamo l’infermiere (che arriva arrabbiato) e l’acqua viene messa".
"Il giorno dopo idem come sopra: devo essere sempre io che chiamo per intervenire. Mi chiedo loro cosa ci stiano a fare".
"Un altro giorno arrivo alle 8 accompagnando la signora che assiste mia madre. Sento mia madre urlare dal dolore dalla porta di ingresso. Gli infermieri tutti tranquilli a fare le medicazioni. Se non gliene frega nulla di sentire urlare una persona anziana dal dolore cosa ci stanno a fare?".
"Ora, io capisco che per loro sia un lavoro come un altro, che è retorica pretendere che chi fa l’infermiere lo dovrebbe fare come una missione, capisco che il personale è sotto dimensionato, ma a tutto c’è un limite. Nel mese di novembre mia madre era già stata ricoverata in quel reparto e tanto per cambiare avevo dovuto litigare anche allora. Ora mi sono stancato. Basta!".
Lettera firmata