In base al decreto legislativo 28/11 che recepisce una direttiva europea e impone, quale requisito per poter effettuare interventi di installazione nel settore delle rinnovabili, percorsi di qualificazione professionale per i responsabili tecnici delle aziende (titolari e dipendenti). Ma, mentre per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici la legge non prevede obblighi di formazione, e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore, non c'è alcun riferimento a titolari e dipendenti in possesso del titolo di studio della scuola dell'obbligo e dell'esperienza maturata in anni di lavoro.
In pratica a questi imprenditori, alcuni sono iscritti in Camera di Commercio e operano da decenni nel settore, si nega sia il riconoscimento delle competenze acquisite sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento professionale. Per la legge è come se non esistessero. "Si tratta di una disposizione assurda,
inaccettabile e discriminatoria – denuncia il responsabile sindacale di Confartigianato, Nicola Carozza – che impedisce di lavorare a migliaia di imprenditori che da anni svolgono con competenza la propria attività". "Soprattutto in questo momento di crisi – aggiunge Giorgio Tavoni, Vice presidente di Confartigianato Energie – una norma come questa si abbatte come una mannaia sulle imprese e sui lavoratori del settore installazione impianti. Tutto il contrario di quanto servirebbe sia per favorire l'occupazione sia per contribuire a sviluppare il settore delle energie rinnovabili".
Confartigianato è intervenuta presso il Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare la modifica della legge "che – sottolinea la Presidente Alfano – presenta profili di incostituzionalità poichè crea una barriera ingiustificata all'attività imprenditoriale, finendo per estromettere dal mercato migliaia di aziende. Chiediamo che nel decreto legislativo vengano salvaguardati i diritti acquisiti (previsti dal Decreto ministeriale 37/08) degli installatori di impianti, non laureati o diplomati, che operano da anni sul mercato. Siamo pronti a far sentire la nostra voce in tutte le sedi istituzionali per difendere il diritto dei nostri imprenditori a lavorare".