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La sicurezza sulle strade: dalle regole sulla circolazione alle infrastrutture In evidenza

Le imprese incontrano gli organi di controllo.

Grande partecipazione delle imprese dell’autotrasporto alla tavola rotonda organizzata da Cna Fita sulla sicurezza stradale questa mattina nella Sala Marmori della Camera di Commercio Riviere di Liguria. Al centro della giornata i fattori che concorrono a garantire una logistica sicura per gli autotrasportatori e gli automobilisti.

I lavori sono stati aperti dal saluto del sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini che ha evidenziato la necessità di avere strade e infrastrutture di livello europeo per poter garantire tempi di consegna e guadagnare in competitività.

“L’estate 2018 è destinata a rimanere nella memoria come la più buia per quel che concerne la sicurezza stradale: la tragedia di Borgo Panigale il 6 agosto e quella del Ponte Morandi il 14 agosto hanno drammaticamente riportato in primo piano questo tema. - Ha spiegato Stefano Crovara Presidente Cna Fita La Spezia. - Da un parte lo stato del veicolo e dall’altra la mancata e sbagliata manutenzione delle infrastrutture viarie: due cause diverse ma imprescindibili in un sistema complesso come quello della sicurezza stradale in un Paese che su base annua è attraversato da ben oltre quattro milioni di camion. E’ importante sapere che gli incidenti che vedono coinvolti mezzi pesanti sono diminuiti negli ultimi 10 anni in Europa e soprattutto in Italia, dove si registra un decremento del 78%, anche se, purtroppo, sono più frequentemente mortali. Molto resta ancora da fare visto che i dati del Pubblico registro automobilistico attestano a fine 2017 che il 65% dei veicoli al di sopra le 3,5 tonnellate circolanti in Italia ha superato il decennio di vita. Il dato si alza al 69% quando si parla di autoveicoli specifici, tra cui troviamo quelli per trasporto rifiuti, betoniere, bisarche e quelli destinati al trasporto pericolosi (gas, liquidi, carburanti). Non parliamo poi dei rimorchi e semi rimorchi dove ci alziamo fino al 72% con oltre 10 anni di vetustà. Benché si registrino alcuni segnali positivi, specie nei primi mesi del 2018, il parco veicolare è quello presente dal periodo-pre crisi, con ovviamente moltissime unità in meno. Un’età media che si aggira intorno ai 13 anni con tutto quello che questo significa: modelli più vecchi quindi meno dotazioni di sicurezza che riducono del 34% gli incidenti rispetto ai mezzi vecchi che ne sono sprovvisti; senza contare il beneficio dal punto di vista ambientale e di risparmio energetico. Un autocarro nuovo significa avere a bordo un “sistema radar integrato che controlla la velocità e la distanza dai veicoli che lo precedono” evitando tamponamenti o salto di corsia per sonno-malore del conducente. Sistema che evidentemente non era presente sul camion cisterna di Borgo Panigale dello scorso agosto. E’ strategico, dunque, consentire alle imprese di recuperare margini di guadagno tramite costi minimi di sicurezza se vogliamo che il quadro complessivo migliori. Per farlo deve esserci innanzitutto la consapevolezza che in Italia non si può prescindere da trasporto su gomma, seppure integrato con il sistema ferroviario e marittimo. E’ quindi necessario studiare un piano di investimenti che premi chi investe in nuovi veicoli, magari diversificando il recupero delle accise. Poi c’è il grande tema della manutenzione costante delle infrastrutture che chiama in causa la necessita di investimenti ma anche la necessità di una burocrazia più snella e di norme chiare e certe. Per esempio la diatriba legata ai transiti eccezionali che impone agli Enti di competenza (provincie e Comuni) di fare verifica di stabilità di ponti e viadotti, senza però prevedere risorse di alcun genere e che comporta infine l’interdizione dei percorsi oppure la pretesa che siano le imprese a procedere alla verifica della stabilità delle infrastrutture viarie. Il crollo del viadotto Morandi ha messo al centro un problema non più rimandabile ma la nostra preoccupazione è forte e troppo spesso passata l’emozione e il momento dei proclami e delle accuse abbiamo, in questo Paese, tutto continua senza mutare nulla. E’ necessario ora cambiare passo - ha concluso il presidente Cna Fita La Spezia - e farlo con velocità consapevoli che senza collegamenti e infrastrutture viarie e ferroviarie l’Italia non crescerà e rimarrà al margine dell’Europa.

“Dopo la tragedia del ponte Morandi è necessario fare un passo in più - ha commentato l’assessore regionale alle infrastrutture Giacomo Giampedrone. - La ricostruzione del ponte, che speriamo si realizzi nel più breve tempo possibile, è solo un ripristino della situazione precedente al crollo. La Liguria però ha bisogno di uno sforzo per uscire da un gap infrastrutturale, impegnandosi in opere strategiche quali il Terzo Valico e la Gronda, che sembrava imminente nella sua progettazione esecutiva e che ora è oggetto dell’analisi tecnico fattibile del Ministero. Ho chiesto al Ministero che anche la Pontremolese, quale progetto strategico per il territorio spezzino e che latita da molti anni, sia oggetto di valutazione da parte dell’analisi tecnica di fattibilità”.

“La percentuale di incidenti che riguardano mezzi pesanti è quest’anno del 7 %. - Ha commentato il Presidente nazionale Cna Fita, Patrizio Ricci -. Questo dato deve far riflettere e far cambiare l’immagine di una categoria che sta nella legalità e che aiuta a concorrere ad una maggiore sicurezza sulle strade. Gli autotrasportatori si impegnano a rispettare le regole, con investimenti migliorano il proprio parco mezzi per garantire un miglioramento anche in termini ambientali. Sarebbe utile riuscire ad avere mezzi revisionati per tempo senza rischiose proroghe”.

Si è poi svolta la tavola rotonda moderata dal direttore della rivista "Tuttotrasporti", Ambrogio Rovelli, alla quale hanno partecipato: Franco Fenoglio, Presidente di ITALSCANIA S.p.A. Presidente Sezione Veicoli Industriali UNRAE, che ha illustrato le nuove tendenze della produzione di automezzi che guadano sempre di più a scelte ecosostenibili, ibride e di automazione; Bruno Nobile, Ispettorato territoriale del lavoro della Spezia, che ha approfondito il tema dei tempi di riposo, del distacco transnazionale e dei costi della manodopera; Vittorio Pedone, dirigente sezione Polizia Stradale della Spezia, che ha evidenziato quanto le liste di controllo rilevino la maggior parte dell’autotrasporto in regola e l’importanza delle telecamere su mezzi, anche per la ricostruzione di eventuali incidenti; Pietro Franchetti Rosada, Presidente dell’Ordine Ingegneri della Spezia, che ha riportato l’esigenza di un piano organico di intervento per le infrastrutture a media lunga scadenza che superi l’alternanza della politica, evidenziando i rischi dovuti ad infrastrutture vetuste, con più di 50 anni, senza manutenzione programmata e monitoraggio; Carlo Golda, avvocato del foro di Genova, Professore associato dell’Università di Genova, che illustrato lo studio in corso sull’impatto macroeconomico sul trasporto su gomma dell’automazione, un processo già in atto sulle navi; Valerio Scoyni, direttore dell’INAIL della Spezia, che ha confermato i dati relativi alla riduzione di un andamento infortunistico e illustrato alcuni strumenti di incentivo come le riduzioni tariffarie; Giampaolo Castelli, funzionario D.G.T. Nord Ovest - Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha fatto una excursus sulla panoramica delle direttive europee e decreti di recepimento.

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