Il progetto è stato sviluppato dalla dottoressa counselor Sara Manganelli, con la supervisione della psicologa Emanuela Mazzoni, e ha trovato realtà nella Scuola Primaria 2 Giugno con l’approvazione della Dirigente scolastico Antonella Minucci e l’insegnate della classe 5C Susanna Varese. Gli incontri di counseling e di ascolto portano un nonno artigiano in classe che racconta ai nativi digitali tutti i segreti e le peculiarità del proprio mestiere.
I ragazzi hanno accolto il sarto Franco Alvisi, classe 1928, che da poco ha festeggiato da poco i suoi primi novant’anni. Come sempre l’incontro è stato molto emozionante perché è stato un vero e proprio racconto di vita oltre che di un mestiere. Franco ha iniziato a lavorare nel 1935, a soli sette anni, andando a bottega da un amico del padre che cercava un garzone tuttofare nel suo negozio. Nella piccola bottega del paese di San Polo d'Enza, in provincia di Reggio Emilia, per poter andare avanti si facevano due lavori.
Così il piccolo Franco imparava sia a fare il barbiere che il sarto. All’inizio guardava e imparava aiutando il proprietario a pulire e rimettere in ordine il locale, poi giorno dopo giorno è diventato capace di fare da solo.
Era ancora un bambino e la mattina andava a scuola e il pomeriggio al lavoro: per fare i compiti l’unico momento possibile era lungo il tragitto da casa oppure in aula. Erano tempi duri: sulle copertine dei libri di scuola campeggiavano le immagini della guerra d’Etiopia, disegni che enfatizzavano le prodezze dell’assalto a uomini inermi che si difendevano con le sole lance.
Fu un conflitto altamente simbolico, dove il regime fascista impiegò una grande quantità di mezzi propagandistici con lo scopo di impostare e condurre una guerra in linea con le esigenze di prestigio internazionale e di rinsaldamento interno del regime stesso, volute da Mussolini.
Il piccolo Franco le conseguenze del fascismo le conobbe bene e le visse personalmente: il padre era un operaio di una grande realtà industriale e venne lasciato a casa dal momento che si rifiutò di prendere la tessera fascista.
Franco a dieci anni sapeva fare la barba e a undici tagliare i capelli, tanto che il padre gli regalò una piccola cassettina con gli attrezzi del mestiere da portar con sé. La passione per la sartoria si sviluppò con il tempo e a vent'anni decise di dedicarsi a realizzare abiti da uomo.
Il lavoro lo ha portato spesso in Liguria e infine è approdato alla Spezia.
Oggi Alvisi lavora ancora e realizza abiti su misura per i suoi clienti di fiducia. I ragazzi sono dunque passati dal racconto alla prova pratica e Franco ha mostrato loro come si crea un pantalone e poi ha insegnato ai bimbi a cucire e realizzare con ago e filo un sacchettino di stoffa.