Alla cerimonia in piazza San Pietro sarà presente anche una delegazione spezzina, con il direttore del centro missionario don Giovanni Tassano e la delegata per le pontificie opere missionarie Elisabetta Weimer, e con suor Adelangela Paita. Suor Paita, originaria di Calice al Cornoviglio e religiosa da oltre mezzo secolo nelle suore Missionarie della Consolata, da vent'anni opera proprio tra i nativi americani, nello stato dell'Alabama. Venerdì scorso, in occasione della tradizionale vegli missionaria tenutasi alla Spezia nella cattedrale di Cristo Re, suor Adelangela ha portato la sua testimonianza missionaria, ricca di spunti ed anche di commozione. Riferendosi proprio all'evento odierno di Roma, che è per tutti i pellirosse e non solo per loro un evento di gioia, la religiosa spezzina ha raccontato come nel 1992 si avvicinò a quel popolo, in occasione dei cinquecento anni dall'arrivo di Cristoforo Colombo a San Salvador. Quelle celebrazioni ignoravano le pagine oscure delle sofferenze e delle vere tragedie subite da quei popoli. In particolare, suor Adelangela poté rivivere quei drammi ripercorrendo il «cammino delle lacrime», ovvero il percorso che nel 1836 le popolazioni delle varie tribù, Cherokee, Creek, Choctaw, Chikasaw e Seminole della Georgia e dell'Alabama percorrevano nel pianto, costrette a lasciare le loro terre per trasferirsi nelle riserve, povere e sassose, loro assegnate dall'«uomo bianco». Dopo quell'esperienza, la religiosa maturò la decisione di dedicare ai discendenti di quei profughi la sua vita: così a Birmingham, in Alabama, costituì un circolo intitolato proprio alla beata Kateri, «il giglio dei Mohawk». L'evento odierno rappresenta, come si comprende bene, una sorta di vero e proprio «riscatto» della nazione pellirosse, e suor Adelangela non poteva mancare di unirsi agli oltre settecento nativi americani, molti dei quali da lei conosciuti personalmente, che sono giunti a Roma dagli Stati Uniti per questa circostanza. La veglia di venerdì, organizzata in collaborazione con Caritas e ufficio migranti, è stata introdotta da don Tassano, che presentando suor Paita ha sottolineato i ben cinquantatre anni di vita religiosa, prima in Kenya, poi in Inghilterra ed infine negli Stati Uniti, «dove opera rappresentando la nostra Chiesa locale». La serata è stata presieduta dall'amministratore diocesano monsignor Giorgio Rebecchi che, dopo la lettura di un brano evangelico, ha tenuto l'omelia. Riferendosi all'Anno della fede appena iniziato ed al Sinodo in corso a Roma sulla nuova evangelizzazione, Rebecchi ha messo in evidenza come la «missionarietà» non sia «un optional», ma un «elemento costitutivo dell'essere Chiesa: noi tutti dobbiamo sentire in modo profondo la dimensione dell'apertura della nostra fede agli altri». Per fare questo, la premessa è l'incontro con Cristo nella propria vita. Quando questo incontro avviene, la persona ne ricava la gioia e l'entusiasmo di annunciarlo agli altri.