Due vescovi emeriti, Giulio Sanguineti e Bassano Staffieri, hanno presieduto quest'anno, in attesa del nuovo vescovo, le celebrazioni di San Venerio, patrono delle Chiese del Golfo. Con loro, l'amministratore diocesano Giorgio Rebecchi, i canonici e molti parroci.
Monsignor Sanguineti, vescovo diocesano negli anni Novanta, ha presieduto la Messa pontificale nella cattedrale di Cristo Re prima della processione a mare. «Questa festa - ha detto - ci fa tornare alle radici cristiane della nostra Chiesa, e quindi anche ad una componente importante della nostra vocazione: sono infatti radici eremitiche, contemplative». Sanguineti ha osservato che non deve stupire il richiamo alle «radici contemplative» in una città come Spezia, aperta sul mondo mediante il mare, e quindi al commercio, alle industrie, al turismo. Non è azzardato perché «nella nostra memoria abbiamo il fatto che il lungimirante cardinale Carlo Maria Martini offrì ad una diocesi come Milano, come prima lettera pastorale, "la dimensione contemplativa della vita", quindi la "vocazione al deserto"». «La dimensione del deserto - ha proseguito Sanguineti - è traducibile nel quotidiano della nostra storia attuale: è il tempo della riflessione, della preghiera, del pensiero di Dio. Il tempo in cui maturano i desideri, le attese... Il nostro tempo appare tenacemente sterile nel generare alla fede: l'allarme più espressivo, urgente, e molto prossimo, è l'Anno della fede. E' nel deserto infatti, "tempo" per ritrovare l'identità interiore, che Dio ci attira per parlare al cuore e per offrire quell'essenzialità che il mondo ha perso o sbiadito». L'eremita diviene così testimone dell'invisibile, come Mosè dopo l'esperienza del roveto ardente. Il giorno seguente monsignor Staffieri ha celebrato la Messa all'isola del Tino, impartendo poi la benedizione ai natanti. Nell'omelia anche Staffieri si è riferito al tema del «deserto», e della preghiera che l'eremita vive come aperta al sociale. Venerio, in particolare, operava a favore dei naviganti, accendendo fuochi che facessero evitare naufragi. E coltivava terre incolte a vantaggio di tutti. Domenica 16, al Tino, c'è ancora libero accesso dalle 9 alle 18. Le Messe sull'isola sono alle 11 e alle 16.30. Alle 18, a San Terenzo al mare, Messa conclusiva delle celebrazioni.