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La richiesta di Cgil e Fiom a Leonardo: "Ritiri la vendita della BU Sistemi Difesa" In evidenza

Nello spezzino sono circa 1500 i lavoratori coinvolti, tra diretti e indotto.

 

 

"Dopo oltre 40 ore di sciopero le lavoratrici ed i lavoratori di Genova hanno vinto la loro battaglia. Leonardo ha infatti annunciato il ritiro della vendita della BU Automation. Una grande battaglia che ha visto la FIOM Genovese in prima linea. Proprio partendo da questa lotta come CGIL e FIOM La Spezia vogliamo ribadire la nostra ferma contrarietà alla ormai dichiarata volontà di Leonardo di procedere in tempi rapidi alla vendita della BU Sistemi Difesa. Per CGIL, FIOM ed RSU FIOM Leonardo questa operazione è sbagliata e rischiosa.” Così Luca Comiti, Segretario generale della Cgil, Mattia Tivegna, Segretario provinciale Fiom Cgil e RSU FIOM Leonardo BU SDI.

Gli esponenti sindacali continuano: “Sbagliata, perché per FIOM e CGIL il nostro Paese deve mantenere un ruolo costituente della futura difesa Europea, ottenendo così anche la partecipazione ad importanti progetti comunitari come per esempio quello del Carro Armato Europeo. Se veramente, come più volte riportato, la volontà di Leonardo è quella di consolidare il già importante ruolo dell’Italia nel contesto Europeo della Difesa, allora si tolga dal tavolo l’opzione della vendita e si proceda con una fase di importanti investimenti (come accadrà per esempio per i 300 Milioni di Euro destinati al rilancio della divisione Velivoli); inoltre, si proceda eventualmente alla ricerca di partnership che vedano Leonardo e il nostro paese in posizione leaderistica e che garantiscano continuità produttiva ed autonomia del management della Business Unit, elementi essenziali per garantire la tutela del patrimonio tecnologico, industriale ed occupazionale del nostro paese ed il linea con la Direttiva recentemente emanata dal Ministro della Difesa Guerini.”

Continuano i sindacalisti: “Ha senso vendere una BU che nel 2021, grazie anche al grande impegno di lavoratrici e lavoratori, che seppur nel pieno della pandemia non hanno mai interrotto la loro attività, ha realizzato ricavi record ed ha in dote altrettanti ordinativi? Se veramente Leonardo vuole concentrare il core business nell’elettronica per la difesa può permettersi di cedere il dominio tecnologico e produttivo su di un settore così importante per il Paese? E' una scelta strategica o legata a necessità di fare cassa? A fronte del fatto che nel sito della Spezia oltre a cannoni navali e carri armati vengono sviluppati anche importanti progetti legati a munizionamento guidato e sistemi di controllo navale e terrestre allora perché non investire valorizzando tali settori invece di vendere? “

Concludono Comiti e Tivegna: “Per Spezia parliamo di una fabbrica che dà lavoro ogni giorno a più di 1500 lavoratrici e lavoratori tra diretti ed indotto, quest’ultimo composto di importanti realtà produttive e consorzi che rappresentano un supporto essenziale al sito produttivo. Nella quale nel corso degli anni il sindacato si è fortemente radicato ed ha ottenuto importantissimi risultati in termini sia economici che di welfare aziendale. Un vero e proprio patrimonio sociale ed occupazionale da difendere con qualsiasi mezzo. Siamo contrari a scenari in cui il possibile acquirente, sia esso Italiano o straniero, decida di spacchettare le attuali 4 linee di produzione navale, terrestre, munizionamento ed underwater (Wass). Un'operazione che avrebbe pesanti ed inevitabili ricadute negative non solo alla Spezia, ma anche sugli altri siti produttivi legati alla Business Unit come Livorno, Brescia, Pozzuoli oltre che su quelli indirettamente collegati ad esempio quello di Campi Bisenzio. Sappiamo che da giorni ormai la due diligence procede a ritmo serrato in attesa che si arrivi alle proposte di acquisto vincolanti da parte dei possibili acquirenti, scenario che complicherebbe ulteriormente la situazione. Come CGIL e FIOM di La Spezia chiediamo quindi che l’opzione vendita sia ritirata e che si apra una vera discussione riguardo a prospettive ed investimenti legati alla divisione coinvolgendo azienda, sindacati e politica ad ogni livello".

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