"La FNOPI, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche oggi ha lanciato un segnale chiaro alla politica nazionale, politica che non ha saputo impedire l'impoverimento, in tutti i sensi, negli ultimi anni, della professione infermieristica", si legge in una nota dell'OPI La Spezia.
"Lo ha fatto con un ''manifesto'' che qui il nostro Ordine riprende in alcuni punti, proponendo anche dati e riflessioni molto attuali e facilmente verificabili.
Sono più poveri gli infermieri, che oggi sono professionisti sanitari laureati da oltre 25 anni, e assai più povera è la qualità e la sicurezza nelle corsie: un problema concreto, ormai sotto gli occhi di tutti.
Per invertire la rotta, come avvenne nel 1990 quando, per contrastare il basso numero di adesioni ai corsi per infermieri l'allora Ministro de Lorenzo dispose consistenti aumenti economici, serve dare una retribuzione dignitosa e in linea con quelle europee: in Lussemburgo un infermiere guadagna 92000 euro l'anno; in Spagna 34200; in Italia 27500: solo la Grecia è messa peggio di noi!
Questo rivendicano gli infermieri italiani: sugli aspetti economici, subito la indennità di specificità infermieristica (prevista e finanziata nella legge di Bilancio 2021 approvata nel dicembre 2020), ancora ferma perché si vuole come sempre dare ''poco a tutti'', ma non tutte le professioni della Sanità lavorano a Natale, Pasqua, e nelle domeniche; è imbarazzante che chi firma i contratti non comprenda che, se tutti hanno diritto a retribuzioni dignitose, chi rischia di più o chi lavora in orari disagiati dovrebbe avere un ritorno maggiore.
Serve la formalizzazione di un percorso con il MUR / Ministero della Salute delle specializzazioni infermieristiche e che trovi una adeguata corrispondenza sia economica che giuridica nel contratto: questa cosa porta solo vantaggi ai cittadini, tra l'altro: vedi ambulatori per la cura delle lesioni, per le stomie, come primi esempi.
La conferma di quanto vale un infermiere esperto la vediamo sul campo con l'esempio dei reparti di terapia intensiva allargati, ampliati per ospitare pazienti sin dal Marzo 2020, ma che hanno grande difficoltà a recuperare medici ed infermieri esperti!
Ed è imbarazzante (sempre per chi oggi firma i contratti) il confronto con gli Anni Settanta del XX secolo, quando la figura dell'infermiere professionale specializzato era presente, reale, riconosciuta e pagata per una funzione particolare, da competente: 50 anni fa!
La FNOPI è contro le scorciatoie per sopperire alla carenza: Il Governo ha abdicato al riconoscimento e alla competenza, permettendo con la scusa della emergenza Covid l'arrivo di infermieri stranieri non iscritti all'Ordine e che non devono passare per il riconoscimento del titolo: si tratta di operatori che spesso non conoscono la lingua, in un settore dove confondere 5 mg con 0,5 mg fa il morto!
Gli infermieri dicono no al tentativo di cedere pezzi della disciplina ad altre professioni non laureate (gli oss sono importanti, e lo vediamo bene nel disastroso momento che li vede pressochè assenti oggi nella nostra Azienda sanitaria: ma non devono, né possono , sostituire in alcun modo le responsabilità e le funzioni di un infermiere, che effettua un percorso almeno tre volte più lungo e che si forma in Università).
Servono, nelle Università, molti più Professori infermieri per formare nuovi infermieri ; ed il numero degli infermieri formati deve crescere (un altro emendamento sparito dalla Legge di Bilancio 2022), rispettando la qualità della formazione.
Deve scomparire da subito il vincolo di esclusività e di incompatibilità del cumulo di impeghi per consentire agli infermieri dipendenti di dare supporto anche al territorio e di operare per altre esigenze (circa 270mila: se solo un terzo potesse lavorare al di fuori dell'azienda da cui dipende per l'equivalente di un turno ogni settimana - circa 6-7 ore - si avrebbero a disposizione circa 550.000 ore in più di assistenza infermieristica); in alcune Regioni (la più colpita il Veneto) nelle RSA della Sanità privata gli infermieri sono ormai rarissimi.
I numeri dei contagi da COVID dimostrano che in prima linea ci sono gli infermieri, soprattutto: e ci sono con ridicole indennità (5 euro lorde a presenza, e nemmeno riconosciuti a tutti).
I contagi tra gli operatori sanitari al 17 gennaio sono 42.506 in più rispetto al mese precedente (di cui 34.855 infermieri) e da inizio pandemia 196.838 (di cui 161.407 infermieri).
I contagi tra gli operatori sanitari sono aumentati del 926% dal 2 dicembre al 17 gennaio, del 556% da Natale al 17 gennaio, del 232% dal 1° al 17 gennaio, del 53% nell'ultima settimana (dal 10 al 17 gennaio).
Dall'inizio delle vaccinazioni tuttavia non si registrano casi gravi tra gli infermieri (terapie intensive) né decessi che nelle prime fasi sono stati 90.
Non servono patenti di eroi: se vogliamo dei professionisti sanitari competenti e formati abbiamo bisogno di retribuirli come meritano; servono soprattutto riconoscimenti concreti, altrimenti fra qualche anno in corsia di infermieri ne vedremo sempre meno".