In un anno difficile quale è stato quello che ci siamo lasciati alle spalle, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19, le strutture diocesane hanno potuto avere a disposizione, grazie alla scelta dei cittadini contribuenti, circa 1.253.000 euro. Dei tre grandi pilastri sui quali poggiano le erogazioni dell’8 per mille (interventi caritativi e di assistenza, spese per il culto e per le attività pastorali, mantenimento degli edifici di culto), è stato il primo, ancora una volta, a registrare il consuntivo più consistente.
La diocesi, infatti, ha utilizzato a fini caritativi i fondi statali previsti dal Concordato per una somma complessiva di € 610.865,44, pari a poco meno del cinquanta per cento del totale. In particolare, spicca la somma di 250.000 destinata alle strutture che accolgono ed integrano persone immigrate o rifugiate da altri paesi, a partire ovviamente dalla Cittadella della pace di Pegazzano. Ottantamila euro sono stati destinati, tramite la Caritas, per il sostegno di persone singole o di famiglia in condizioni di particolare disagio. situazioni, come è noto, che si sono aggravate proprio a causa della situazione di emergenza che si protrae dallo scorso anno.
Si aggiungono 63.000 euro assegnati sia alla Caritas sia ad altre strutture diocesane per interventi legati a situazioni di dipendenza patologica, provocate sia dall’assunzione di sostanze sia dall’abuso di pratiche quali il gioco d’azzardo e simili. Va osservato che tutti questi interventi della diocesi non coprono l’intero impegno delle strutture dell’area cattolica presenti alla Spezia e in provincia, bensì le integrano, rendendo possibile la prosecuzione di un servizio adeguato alle persone ed alle famiglie. Per quanto riguarda gli altri pilastri del fondo, 250.000 euro sono andati per spese di sistemazione e messa in sicurezza degli edifici di culto, chiese, oratori ed altri. In diocesi, gli edifici di culto sono oltre seicento ed ogni anno le necessità di intervento sono sempre molto alte.
Benché si tratti in gran parte di edifici vincolati e protetti dallo Stato per il loro valore storico ed artistico, i fondi pubblici destinati a questa voce sono da anni molto limitati, per cui l’8 per mille sovviene ad una grave carenza del sistema dei beni culturali. Anche se, purtroppo, bisognerebbe fare molto di più. 268.000 euro, infine, sono stati utilizzati per le attività della curia vescovile e delle altre strutture diocesane e parrocchiali, integrate da più limitati sostegni per le iniziative di cultura religiosa (96.000 euro), la formazione teologico-pastorale dei laici (13.000 euro), i mezzi di comunicazione sociale (5000 euro).