L'episodio di venerdì notte al pronto soccorso spezzino, che ha visto l'ennesima aggressione al personale in servizio, è la conferma che rimane elevato il rischio di subire pericolosi danni fisici - oltre a quelli inevitabili anche sul piano emotivo - per chi opera nelle strutture sanitarie nazionali.
Il fenomeno è noto ormai da molto tempo: lo conferma il fatto che sin dal 2008 il Ministero della Salute ha emesso una ''Raccomandazione'' (la numero 8 di quelle dedicate alla sicurezza, che sono fino ad oggi 19 in totale) per aiutare i sanitari a limitare le condizioni di rischio; sono state fatte formazioni dedicate -perfino quelle, che sono certamente necessarie ma che lasciano un certo amaro in bocca, che indicano come ''farsi colpire senza troppe conseguenze''- ed anche il nostro Ordine professionale ha offerto corsi accreditati sull'argomento, ed una tutela legale ai colleghi aggrediti in servizio.
Ancora, il fenomano crescente ha spinto la politica a varare una Legge richiesta da tempo, ed importante, oggi nota come la 113 del 2020, per rendere più severe le pene nei confronti di chi aggredisce i sanitari in servizio.
Tutte iniziative utili, ma ancora non risolutive: il problema è ancora una volta riconducibile alle carenze di personale, effetto di lunghi anni di tagli e ridimensionamenti.
Tagli che in Sanità possono favorire le aggressioni da ritardate risposte (mai giustificabili , naturalmente) e che hanno inciso pesantemente sulla qualità delle azioni sanitarie e assistenziali, come oggi è chiarito senza più dubbi da ricerche internazionali, con evidenze scientifiche ripetute.
In questo ambito particolare però, i tagli non sono solo quelli che hanno coinvolto noi infermieri ed altre categorie della Sanità, ma il riferimento è anche a quei tagli operativi - e riorganizzazioni conseguenti- che hanno riguardato le Forze dell'ordine: chi ricorda la presenza di un posto fisso di polizia al Pronto Soccorso sa che la vista di un agente in divisa può essere più efficace, in molti casi, di tutta la (necessaria, ma non risolutiva) teoria che abbiamo prodotto fino ad oggi.
Così è ora più che mai attuale l'appello dell'Ordine professionale degli Infermieri spezzino, a tutela dei propri iscritti, dei cittadini, della sicurezza di tutti: poter ripensare una strategia organizzativa fra Enti, ed una maggior considerazione e consapevolezza delle condizioni di rischio: per certi eventi sono necessari, e presenti, centinaia di agenti di Pubblica Sicurezza e Carabinieri ed in una struttura ospedaliera (almeno in quelle principali), dove i casi di aggressione sono sempre più frequenti, ne serve almeno uno sulle 24 ore, valutato l'effetto concreto di prevenzione che ne deriverebbe.