Questa mattina si è svolta, in videoconferenza, la Seduta solenne del Consiglio regionale per celebrare il 75esimo anniversario della Liberazione Nazionale.
Il presidente dell’Assemblea legislativa Alessandro Piana ha salutato i colleghi consiglieri e assessori, subito dopo ha preso la parola Nicola Labanca, professore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università degli studi di Siena, che ha tenuto l’orazione ufficiale.
Al termine della seduta il presidente ha ricordato Gustavo Gamalero, l’ex consigliere regionale mancato nei giorni scorsi, sottolineandone «la vita dedicata alla cultura, alla politica e all’attività forense». Il presidente ha ricordato anche l’impegno di Gamalero, in qualità di presidente della Fondazione Colombo, per ottenere la designazione a livello internazionale di Genova quale sede per le celebrazioni del cinquecentenario della scoperta dell’America, «vero punto di svolta nella vita culturale genovese». Al termine dell’intervento il presidente ha chiesto di osservare un minuto di silenzio.
SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE
La seduta è stata aperta dal saluto del presidente dell’Assemblea legislativa: «Fin dai primi giorni di questa crisi sanitaria abbiamo quanto mai bisogno di comunità, abbiamo bisogno di sentirci uniti per sentirci più forti – ha esordito - e spontaneamente abbiamo fatto ricorso ai simboli della nostra Nazione. Abbiamo trovato lì la nostra più profonda identità, ci siamo riconosciuti popolo idealmente unito nella volontà di far fronte all’emergenza. Ed è già accaduto, in un contesto ancora più drammatico, che ci riconoscessimo popolo deciso a lottare per la propria autodeterminazione. Oggi celebriamo, infatti, il 75° anniversario della vittoria di quella lotta».
Il presidente ha aggiunto: «Anche il 25 aprile è, dunque, un simbolo a cui ricorrere per sentirci uniti oggi, che la pandemia minaccia la salute di tutti, e domani, quando sarà il momento di trovare lo slancio per la ripartenza. Questa celebrazione del 25 aprile, così diversa nelle sue modalità, che non ci consentono di cogliere nello sguardo dell’altro le stesse nostre emozioni, vuole essere comunque testimonianza della fedeltà delle Istituzioni ai valori della nostra Costituzione».
ORAZIONE UFFICIALE DI NICOLA LABANCA
Labanca ha illustrato nei particolari la natura della Resistenza in Liguria e in Italia sottolineando il carattere spesso retorico delle successive ricostruzioni storiche del movimento di liberazione nazionale e ha auspicato una diversa lettura degli avvenimenti, che possa attrarre i giovani alla conoscenza della storia di quel periodo. Lo studioso ha citato, al riguardo, due scrittori, Italo Calvino e Giuseppe Fenoglio, che, attraverso due libri, hanno portato la testimonianza di una resistenza fatta da civili, eroi sconosciuti, spesso ragazzi, donne e anziani.
«Anche in Liguria la Resistenza – ha aggiunto, riferendosi al dopoguerra - fu presto combattuta e processata nei tribunali e nella stampa provocando anche contrasti che ebbero, però, pure effetti positivi perché spinsero a perseguire la verità storica, che fu più complessa del mito e che fu in parte dimenticata». Dopo avere sottolineato che in Italia la lotta al fascismo accomunò uomini e donne ispirati a differenti posizioni ideologiche, Labanca ha aggiunto: «La Resistenza non fu solo un atto militare o politico, perché anche in Liguria non ci fu una sola resistenza, ma un tessuto di più resistenze» e ha citato i numerosi episodi in cui anche i soldati dell’esercito italiano pagarono con i campi di prigionia la scelta di non entrare nella Repubblica sociale o di ribellarsi alle truppe tedesche. «E poi ci fu la resistenza dei civili, di donne, anziani e ragazzi. Queste resistenze si intrecciarono e si rafforzarono fra loro e, se non si ricorda questo aspetto - ha detto - si perde la possibilità di comprendere il Movimento di liberazione e la Resistenza. Secondo Labanca, dunque, il conto totale di chi partecipò è, dunque, superiore anche in Liguria al numero ufficiale dei partigiani: «Su questa pluralità di Resistenze ora si deve confrontare la storia».