Dopo domani, martedì, nell’aula magna della Pontificia Università Urbaniana verrà presentato il libro “Il cardinale Celso Costantini, tra memoria e profezia”. Interverranno i cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, Luis Antonio Gokim Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e Fernando Filoni, gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
L’opera, edita da Marcianum Press, è curata da monsignor Bruno Fabio Pighin, mentre la presentazione sarà introdotta da padre Leonardo Sileo, rettore dell’Urbaniana, e da monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia – Pordenone, diocesi di origine del porporato friulano, del quale di recente è stata avviata la causa di beatificazione. Celso Costantini non fu vescovo alla Spezia, lo fu però per lungo tempo, dal 1929 al 1943, il fratello minore Giovanni, il vescovo per così dire “fondatore” della sede spezzina, affiancata alla precedenti Luni–Sarzana e Brugnato.
Così il futuro cardinale – che già era stato amministratore apostolico di Fiume negli anni turbolenti del primo dopoguerra, e poi, dal 1922 al 1935, primo delegato apostolico (ovvero facente funzione di nunzio) in Cina – ebbe a visitare la diocesi guidata dal fratello e ad occuparsene da Roma.
Negli anni Venti, ad esempio, si adoperò per consentire al sacerdote diocesano e noto compositore don Ferdinando Maberini di prestare servizio per cinque anni nella diocesi di Macao, allora colonia portoghese, dalla quale tornò con un prezioso “bagaglio” di ceramiche cinesi tuttora conservate a Sarzana.
Dopo la morte di Giovanni, avvenuta nel 1956, fu ancora il cardinale Celso a consentire la sua tumulazione alla Spezia, nella cripta di Cristo Re, dettando di persona l’epigrafe che lo ricorda.