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In primo piano il "Rosario missionario itinerante"

Una Chiesa missionaria nel segno del Rosario
di Giovanni Tassano
Con il mese missionario straordinario indetto da Papa Francesco per i cento anni della Lettera apostolica “Maximum Illud” di Papa Benedetto XV, si è aperto l’Anno missionario straordinario, che terminerà nel prossimo ottobre. Papa Benedetto XV, con la sua Lettera apostolica del 30 novembre 1019, proprio al termine dell’”inutile strage” del primo conflitto mondiale, voleva riqualificare evangelicamente la missione nel mondo. Allo stesso modo Papa Francesco ci chiede di vivere con impegno la missione affidataci da Gesù con il Battesimo: “Battezzati ed inviati “. Anche il vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti, nelle direttive l’anno pastorale in corso, ha invitato tutti a rendersi sempre più coscienti che “ogni battezzato è missionario» e che dunque «non possiamo accontentarci di avere la fede, dobbiamo diffonderla con la parola e con la testimonianza di vita... L’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa, come scritto nella “Evangelii Gaudium”». In linea con tali proposte il Centro missionario diocesano, consapevole che l’impegno missionario non si limita al mese di ottobre ma è un costante nella nostra vita, propone, in collaborazione con la Pastorale giovanile, un Rosario missionario itinerante nelle varie parrocchie: aperto a tutti, ma rivolto in particolare ai giovani, per ascoltare la viva voce di giovani missionari e commenti di altri giovani sulla via della Santità. In comunione con la Vergine Maria vengono così meditati i misteri della salvezza.

La celebrazione del Rosario itinerante – secondo il programma accennato nel riquadro qui a fianco – offre dunque l’opportunità di ringraziare il Signore per la generosa solidarietà della diocesi della Spezia – Sarzana – Brugnato nell’aiuto verso tanti paesi nei quali i missionari sono chiamati ad affrontare situazioni difficili ed operano per lo sviluppo sociale e religioso delle popolazioni. In particolare, l’iniziativa intende anche ricordare il sostegno che la Chiesa diocesana ha dato nel tempo per realizzare importanti opere in Burundi: anzitutto, la fondazione della missione di Buhoro nell’agosto1968, con strutture fondamentali quali il centro di salute, la maternità, le scuole, le aule e i laboratori per l’avviamento professionale dei giovani.

Proprio l’anno scorso sono stati celebrati i cinquant’anni da allora con una festa giubilare che ha visto unite le due diocesi. Ancora, l’apertura nel 1973 del villaggio di San Francesco a Kayongozi, in diocesi di Ruyigi, ad opera dei frati minori francescani di Gaggiola: lì, oltre alle strutture per la promozione religiosa e sociale, è stato realizzato un orfanotrofio per accogliere bambini purtroppo molto numerosi in una zona nella quale il conflitto interetnico era stato davvero micidiale. Ancora, la fondazione della missione di Muliza, di cui il primo parroco fu don Bruno Vincenzi nel 1976. Con il progetto ideato dall’ingegner Pier Carlo Medinelli e dal geometra Orazio Lertora, oggi entrambi autorevoli sacerdoti diocesani, venne costruita la chiesa. In occasione del Giubileo di Buhoro, è stata anche realizzata una grande sala parrocchiale che favorisce eventi culturali e di aggregazione per i vari villaggi di quella vasta zona. Sempre confidando nella sperimentata solidarietà della diocesi spezzina, il centro missionario ha inoltre aderito al desiderio espresso, sempre in Burundi, dall’arcivescovo di Gitega Joachim Ruhuna per la costruzione di un centro sanitario a Mukanda, succursale di Buhoro: i lavori sono già iniziati e servono circa diecimila euro per completarli. Si deve ricordare inoltre che nel luglio 1977 il vescovo di allora Siro Silvestri, in procinto di iniziare la visita pastorale, volle per prima cosa visitare le due missioni di Buhoro e di Muliza, proprio per indicare già allora, a pochi anni dal termine del Concilio Vaticano II, che la Chiesa locale è chiamata ad aprirsi alla Chiesa universale. «La missione del Signore – disse allora il vescovo – deve essere segno di una fraternità che proviene dalla stessa fede cristiana e che costituisce la più profonda alleanza tra popoli e Chiese lontane, perché è fraternità dominata dalla consapevolezza di avere un solo Padre e dal conseguente amore che i fratelli si devono portare”.

Domani verrà assegnato il premio della bontà
A volte il “dopo Cresima”, periodo sempre difficile nel cammino della formazione spirituale ed umana delle persone, può diventare occasione importante di solidarietà e di crescita. Avviene da alcuni anni alla Spezia, in centro città, e proprio domani la diocesi ne darà, per così dire, un’attestazione solenne con la consegna al gruppo dei “sabati della Carità”, costituito appunto da ragazzi e da ragazze del “dopo Cresima”, del premio annuale della solidarietà. Il premio, come è noto, viene promosso ogni anno dalla Caritas diocesana per sostenere persone o gruppi che si siano distinti nel loro impegno verso il prossimo. Ebbene, per il 2019 il comitato composto dal vescovo Luigi Ernesto Palletti, dal vicario generale monsignor Enrico Nuti, dal direttore della Caritas don Luca Palei, dalla responsabile del centro d’ascolto Caritas Elda Conte, da Andrea Menichinelli e da Franco Pomo del Lions Club La Spezia Host, ha deciso di conferirlo appunto ai “ragazzi del sabato”, ed alla loro guida, suor Elisabetta Castellani, delle Figlie della Carità di scalinata Quintino Sella. L’iniziativa, come detto, ha una “radice” catechistica ed evangelizzatrice, legata a quattro parrocchie del centro cittadino: Santa Maria Assunta, Sacro Cuore di Gesù, Santa Rita da Cascia e Santi Giovanni e Agostino: le prime tre, cui si aggiunse poi la quarta, decisero infatti alcuni anni fa di invitare i neo cresimati a proseguire la loro esperienza di vita cristiana con iniziative concrete di solidarietà.

Nacquero così i “Sabati della Carità”. Suor Elisabetta li descrive così: «Ragazzi e ragazze arrivano intorno alle 17 del sabato per un primo momento di gioco, di dialogo e di merenda. Dopo la preghiera ha inizio “il servizio ai poveri”. In realtà non ci piace chiamarli poveri, chi ha sperimentato lo sa: chi è più povero: chi dona o chi riceve? Allora preferiamo chiamarli “fratelli”, “amici” ... Così, “usciamo per le strade” e mentre i ragazzi più grandi, a piccoli gruppi di due o tre, vengono inviati per le visite a domicilio ai “nonni”, anziani soli, e ad alcune famiglie in difficoltà per la consegna del pacco viveri, i giovanissimi del post cresima si mettono in cammino per le strade del centro e si fermano con chi è seduto all’angolo e chiede aiuto. I loro sono cinque gesti: cercare, piegarsi, chiedere permesso, guardare negli occhi, lasciarsi trasformare». A sua volta, don Luca Palei sottolinea così come questi giovani “rappresentano un esempio che spero possa trascinare altri giovani, a farsi dono per gli altri senza etichette e senza confini’’. E’ questo del resto lo spirito autentico del premio, volto non solo a riconoscere atti concreti di solidarietà, ma a fare in modo che tali esperienze possano a loro modo divenire “contagiose”. Lo scorso anno il premio venne assegnato, proprio in tale contesto, ai volontari ed alle volontarie della San Vincenzo de’ Paoli che, coordinati da Anna Iavazzo, servono ogni giorno le “colazioni con il sorriso” alle persone bisognose, radunate nell’oratorio salesiano di Nostra Signora della Neve. Significativo è il raccordo tra gesti di solidarietà e parrocchie. Tornando al premio, esso venne istituito nel 1976 come “Premio diocesano della bontà” dall’allora vescovo Siro Silvestri, e da allora non è mai stato interrotto. Costituito da 1500 euro, esso viene erogato ogni anno grazie al contributo del Lions Club La Spezia Host. La consegna avviene ogni anno da parte del vescovo al termine della Messa pontificale dell’Epifania da lui celebrata, che domattina inizia alle 10.30 nella chiesa cattedrale di Cristo Re. Sempre domani, il vescovo celebrerà anche la Messa solenne delle 18 nella basilica concattedrale di Santa Maria Assunta di Sarzana.
di Giuseppe Savoca

Domani Giornata missionaria dei ragazzi
Domani 6 gennaio, solennità dell’Epifania, si tiene la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria, ora chiamata Giornata missionaria dei ragazzi. La Giornata, per motivi pastorali e pratici, può essere celebrata anche in altra data di gennaio, ma l’invito del vescovo e del centro missionario diocesano è quello di sensibilizzare comunque ragazzi e ragazze sulle realtà in cui vivono milioni di loro coetanei, privati dei diritti fondamentali per la crescita umana e cristiana. Il tema della Giornata 2020, “Inviati per rinnovare il mondo”, sottolinea il ruolo dei più piccoli nella missione della Chiesa e, ad un tempo, si collega quello del recente mese di ottobre: “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. Gli educatori di parrocchie e associazioni sono invitati a consultare il sito (qui), sezione ragazzi, e comunque il centro diocesano è disponibile per fornire sussidi, manifesti, immaginette, bussole e copie omaggio del “Ponte d’oro”, mensile dei “ragazzi missionari”.

La testimonianza di Marie Claire
L’iniziativa del Rosario missionario ha avuto inizio giovedì 12 dicembre nella parrocchia di San Francesco a Lerici, dove è stata accolta con commozione la testimonianza di Marie Claire Gegera, infermiera originaria del Burundi. In forza della sua fede in Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, durante i tragici avvenimenti del conflitto sociale del 1972 in Burundi, dove furono colpiti i suoi familiari, Marie Claire aprì il suo cuore alla Grazia sino a riuscire a perdonare chi aveva ucciso sua madre: la sua vera “vendetta” fu il perdono. Il prossimo incontro del Rosario itinerante sarà nella parrocchia di Migliarina giovedì 16 gennaio alle 21. Anche in questo caso i presenti ascolteranno la testimonianza di Marie Claire.

La scelta dell'affido familiare
Uno sguardo carico di umanità e di speranza, e una serie di tematiche sociali importanti all’interno di un film di animazione saranno la base dell’incontro “InformAzione e SensibilizzAzione dell’affido familiare” che, a cura dei servizi sociali del Comune della Spezia e dell’ufficio diocesano di Pastorale familiare, si terrà venerdì prossimo alle 17.30 nel salone di Tele Liguria Sud. La scelta dell’adozione e dell’affido, come è noto, esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale: espressione alta di un amore familiare che s’impegna a restituire dignità filiale a chi , per le più varie ragioni, ne è stato privato, come ricorda Papa Francesco nell’”Amoris Laetitia”.

Nella brochure informativa curata da Concetta Versi, responsabile gruppo affido del distretto socio–sanitario, si legge, tra l’altro: “Fare affido equivale a donare: donare ai più piccoli parte del proprio tempo, delle proprie energie, del proprio spazio, della propria famiglia”. Per far conoscere tali esperienze alla comunità locale sono state chieste la collaborazione dell’ufficio diocesano e la disponibilità dei vicariati urbani della città ad organizzare l’incontro di venerdì. L’obiettivo è promuovere il valore sociale dell’affido familiare, ancora poco conosciuto e talora denigrato, ovvero l’”avventura” di accogliere in casa bambini che hanno alle spalle una famiglia con difficoltà, a volte temporanee, a volte per più tempo. Per informazioni telefonare al numero 348.5486820 oppure al numero 328.5834990.

Il dialogo ebraico – cristiano
Domenica prossima alle 16, nell’aula magna dell’Istituto superiore di scienze religiose, in via Malaspina 1 alla Spezia, avrà luogo un incontro di riflessione sul dialogo ebraico – cristiano, in vista della giornata mondiale, fissata quest’anno per giovedì 16 gennaio. L’incontro, aperto a tutti, è a cura della commissione diocesana Ecumenismo e dialogo e sarà dedicato a una riflessione sul “Cantico dei cantici nelle arti”, condotta dalle docenti Clara Vigorito e Franca Landi.

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