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In Lunigiana tante castagne, ma poco miele: stagione in chiaro scuro In evidenza

L’analisi di Coldiretti sull’annata.

 

Tante castagne e tanta farina ma poco miele. Se i castanicoltori possono sorride, gli apicoltori non possono fare altrettanto. Dopo alcune annate sottotono, anche a causa della presenze del parassite cinipide e delle bizzarrie climatiche, la stagione delle castagne in Lunigiana sarà generosa e in salute. Meno quella del miele che registra pesanti riduzione di produzione soprattutto per l’acacia. Ma andiamo per ordine. Secondo il monitoraggio di Coldiretti in Lunigiana si raccoglierà più castagne, anche fino a 30%, rispetto allo scorso anno nel complesso. Un andamento in controtendenza rispetto al panorama nazionale dove il trend di raccolta è stimato in un 30% in meno. “In molte zone della Lunigiana la produzione è molto alta. L’andamento è a macchia di leopardo e questo è comprensibile. – analizza Francesca Bresciani, Presidente Coldiretti Massa Carrara – Ed anche la resa, ad una prima analisi, sembra essere molto buona. Nel complesso la stagione è stata fino a qui molto incoraggiante. Il cinipide è ancora presente ma la lotta biologica, con i lanci dell’antagonista, sta dando i frutti sperati. Questa annata è salva”.

Nel suo complesso il comparto ha una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200mila quintali di castagne per una produzione media annua di oltre 90 milioni di euro. La castanicoltura, che ha sempre rappresentato una fonte di sostentamento primario per questi territori, si è rimessa in moto. “E’ tutt’oggi una importante integrazione al reddito delle famiglie e delle aziende agricole – spiega ancora la Ferrari - che stanno tornando ad investire e crederci anche per alimentare la filiera della farina Dop”. La Farina Dop della Lunigiana è una delle cinque Dop della Toscana, una delle eccellenze del paniere apuo-lunigianese. Molto diversa l’annata del miele. Per l’acacia la stagione è drammatica con una produzione quasi azzerata a causa di un maggio freddo ed anomalo che ha quasi lasciato morire di fami le api. Una situazione che ha sconvolto la vita delle api che le api sono sentinelle dell’equilibrio naturale globale e della biodiversità con l’alimentazione che dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro di insetti, al quale proprio le api concorrono per l’80% a conferma del ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto si dice che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

Secondo il Consorzio di Tutela del Miele Dop della Lunigiana è la peggiore stagione della storia per l’acacia. Un po’ meglio è andata per la varietà millefiori. “Al caldo e siccità nei primi mesi primaverili sono seguite copiose precipitazioni, unite ad un significativo calo termico per buona parte del mese di maggio che hanno compromesso le fioriture mentre nell’estate bollente si sono verificate violente ondate di maltempo. Le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere con il risultato è che quest’anno la produzione risulterà molto ben al di sotto delle aspettative con gravi ripercussioni sulle aziende agricole e sulla commercializzazione soprattutto del Dop che non basterà per soddisfare le richieste crescenti del mercato”.

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