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Intervista all'ex difensore del Torino Roberto Policano In evidenza

Ospite del Gruppo Strina Toro Club La Spezia.


"L’abbiamo visto percorrere su quella fascia sinistra decine, centinaia di km, l’abbiamo visto con la chioma al vento sudare, lottare, ansimare, gioire ed esultare. Ci ha fatto un certo effetto vederlo tranquillo, rilassato, gioviale seduto al tavolo con noi a parlare di ricordi e raccontare il presente", raccontano gli organizzatori della serata.
Roberto (Rambo) Policano è stato nei giorni scorsi l’ospite d’onore della terza cena Sociale del "Toro Club Gruppo Strina” La Spezia.

"Avere avuto un ospite così prestigioso come lui non è stato facile - raccontano dal Clb - i suoi impegni e la sua distanza (oggi Roberto vive a Padova) hanno reso problematica l’organizzazione dell’evento. La cocciutaggine dei soci del Gruppo Strina, però, voleva proprio lui presente, lui che è stato uno degli artefici della rinascita del “Tremendismo” granata, così grazie anche alla cordialità ed alla disponibilità dell’ex calciatore ogni ostacolo è stato superato. Nella bellissima cornice del Ristorante La Castellana sulle colline di Fosdinovo (MS), Roberto Policano ha onorato con la sua presenza gli oltre cinquanta tifosi che ricordavano con nostalgia e passione le tre splendide stagioni trascorse al Toro".

L’organizzazione è stata impeccabile, la selezione del luogo e l’impostazione e tempi dei vari momenti che hanno caratterizzato la serata sono stati opportunamente ponderati del Direttivo nonostante la giovane età del “Gruppo Strina” che si conferma perfettamente in grado di gestire eventi che prevedono la presenza di numerosi tifosi ed ospiti di riguardo.

Ha coordinare le domande il giornalista Andrea Pelliccia che ha esordito ringraziando il Presidente Massimo Barabini e tutto il “Gruppo Strina” per l’invito e l’onore per rivolgere a Roberto alcune domande sulla sua brillante carriera sportiva e sulla attuale attività.


Ecco parte delle domande rivolte all'ex calciatore.

Roberto come ti sei trovato in Serie A a soli diciannove anni arrivando direttamente dal Latina in C2 al Genoa di Gigi Simoni, è prevalsa la paura di non farcela o la consapevolezza di essere pronto al prestigioso palcoscenico della massima serie?
La sfrontatezza è stata una delle mie principali caratteristiche sin da giovane, ero certo che non avrei sfigurato ed i fatti mi hanno dato ragione.

Quattro ottime stagioni al Genoa, poi alla Roma squadra dove eri cresciuto ed allenata da Nils Liedholm (1987), speravi di diventare una bandiera della squadra della tua città?
Non mi ero fatto troppe illusioni, emergere nella Roma era difficile, resta comunque il ricordo di due buone stagioni. 

Nell’89 ti acquista il Torino appena retrocesso in serie B ed alla ricerca di un pronto riscatto ed in effetti fu una stagione trionfale, il Toro allenato da Fascetti dominò quel campionato conquistando subito la Serie A, che ricordo hai di quella prima stagione con la maglia granata?
Ho un ricordo meraviglioso, guadagnai subito un posto da titolare e trovai facilmente l’intesa con il resto della squadra, vorrei sottolineare che al di là della retorica indossare la maglia del Toro, scendere in campo davanti ad un pubblico così caloroso erano degli ulteriori stimoli e una spinta a fare bene e dare tutto.

Facciamo finta che non siamo davanti di tifosi del Toro, che cosa si prova ad indossare la maglia granata?
Un effetto incredibile, hai nello stesso tempo la responsabilità e l’onore di vestire i colori di una squadra che ha fatto la Storia del calcio non solo quello italiano.

I fatti dimostrano che anche quel Toro dove tu hai giocato ha scritto pagine importanti della storia, ti sei trovato a militare nella squadra più forte dai tempi di Pulici, Sala e Zaccarelli...
Era una squadra davvero forte e poi il Mister Emiliano Mondonico riusciva a darci una grinta ed una carica che ci consentivano di non porci limiti e sentirci all’altezza di qualunque traguardo.

Il primo anno in Serie A conquistaste un ottimo quinto posto che vi permise l’accesso alla Coppa UEFA, vinceste anche la MITROPA CUP e poi?
L’anno dopo andò ancora meglio arrivammo addirittura terzi in Campionato ed in finale di Coppa UEFA dopo aver affrontato il Real Madrid. 

Quindi tra voi e la Gloria la maledetta doppia Finale contro l’Ajax, quante volte hai rigiocato quelle partite nella tua mente? 
Ho smesso di contarle, all’andata a Torino prevalsero l’inesperienza e l’emozione, riuscimmo ad acciuffare il goal del pareggio 2 a 2 a pochi minuti dalla fine. Ad Amsterdam serviva una impresa, come di consueto ci mettemmo cuore e grinta, ma fummo fermati sullo 0 – 0 da pali, traverse ed un rigore negato...

Un rigore che oggi il VAR vi assegnerebbe...
Ah senz’altro...

Quella fu la tua terza ed ultima stagione in maglia granata, sei ancora in contatto con qualche calciatore che condivise con te quella esperienza?
Si, anche se oramai sono passati venticinque anni con molti di loro ci sentiamo e ci vediamo ancora.

Esiste un gruppo Whatsapp di voi ex granata?
Si, esiste davvero.

Quel Toro ed il Toro di oggi, quali sono le affinità e le divergenze?
Dal punto di vista tecnico anche l’attuale Torino è una bella squadra in grado di competere a buoni livelli; quello che le manca forse e un pizzico di grinta e cattivaria sportiva che spesso può fare la differenza.

La tua carriera poi è proseguita ad alti livelli: il passaggio al Napoli dove hai militato cinque anni segnando anche diversi goal.
Si, anche del Napoli ho tanti bei ricordi, spesso mi sono ritrovato a giocare come seconda punta al fianco di Careca.

Oggi fai l’osservatore per l’Udinese, una delle Società più abili a trovare talenti in giro per il Mondo, c’è qualche calciatore affermato che puoi vantarti di aver visionato per primo?
Anche quello degli osservatori è un lavoro di squadra, farei un torto ai miei colleghi se mi prendessi dei meriti che invece vanno equamente divisi.

 

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