"Una risata vi seppellirà.
Ignoravo l’esistenza di Motta, mio limite sia chiaro, ho gusti musicali antidiluviani. Personalmente ho trovato le sue esternazioni, almeno così come riferite dalla stampa, abbastanza stereotipate.
Il padre comunista, il pescatore di Lampedusa etc.
La sinistra ridotta a figurine. Che cosa contesti ad una giunta a cui si può contestare molto? Ad un governo che tiene in ostaggio dei poveri cristi per qualche voto in più?
Se ti metti su questo terreno, allora circostanzia la denuncia, fai capire a chi ti ascolta dove è o dove credi sia l’inganno del potere.
Ricordo, con rimpianto,alla metà degli anni 80’ un incontro con Dario Fo assieme agli studenti con i quali occupavamo le scuole superiori spezzine.
Ricordo lo strascico di punti interrogativi e lo stimolo alla critica che produsse quell’incontro. Dario Fo, lo dico per inciso era pagato dal comune,come elegantemente sottolineerebbe qualche esponente del peracchinismo,ma non era un “amico” delle giunte di sinistra che giudicava subalterne al sistema.
Ritengo legittimo che alle affermazioni di Motta si sia replicato con altre argomentazioni. La democrazia liberale funziona così.
Ognuno esprime la propria idea e chi non ne ha una se la fa sulla base di quel confronto.
Lo sconfinamento nel ridicolo è avvenuto con la pensata, di cui da oggi conto la stampa locale, di prendere carta e penna per chiedere conto all’agente dell’artista delle affermazioni fatte che,secondo il nostro sindaco, esulerebbero dal contratto. Cioè, secondo Peracchini, la contrattualistica dovrebbe contenere delle clausole nelle quali si specifica ciò che un cantante, un attore, un scrittore, un acrobata e perché no uno sportivo, un geometra, un lanciatore di coltelli ingaggiato dal Comune può o non può dire.
Immaginiamo un giovane Bob Dylan discutere con un sindaco della provincia americana. -“Guardi lei può cantare ma non parli del Vietnam! Anzi, non canti nemmeno niente che riguardi la guerra e lo dica anche a Joan Baez, la prego. I soldi li abbiamo messi noi.” Si può immaginare all’infinito questa scena.
Alzando o abbassando lo sguardo ,passando dalla Mannoia a Povia, da Grillo (peraltro ingaggiato dal nostro comune) a Celentano.
Pensare di fare entrare la complessità (o la banalità del pensiero) in una clausola contrattuale, pensare di prevedere con una postilla l’estemporaneità della creazione artistica di cui può essere parte integrante anche lo sberleffo o l’invettiva, non è grave, è ridicolo.
Ps Esistesse la macchina del tempo vorrei vedere Peracchini che stipula il contratto con Carmelo Bene".