Il Presidente di Consiglio comunale è una sorta di “Giano bifronte”. Da un lato presiede un soggetto giuridico dotato di autonomia, espressione della sintesi di tutte le forze politiche presenti in Consiglio con una funzione di garanzia, dall’altro è eletto generalmente con i voti della maggioranza, la quale ritiene che egli debba avvantaggiare la propria parte politica per consentire il raggiungimento degli obiettivi programmatici.
A prevalere è però il ruolo di figura super partes tanto che la giurisprudenza è chiara e prevede la possibilità di revoca dalla carica di Presidente del Consiglio comunale, nel caso questo violi i doveri istituzionali di neutralità politica mentre considera illegittima la revoca qualora essa si basi sul venire meno dell’assonanza politica con la maggioranza dalla quale è stato votato.
Il Presidente Guerri è mancante al proprio dovere di imparzialità nei confronti di un gruppo consiliare, quello cui appartiene, e di cui ha disconosciuto l'azione politica degli ultimi due anni non ratificandone il riposizionamento in opposizione alla attuale maggioranza.
Quello che ogni forza politica spezzina dovrebbe domandarsi è: se un qualunque altro gruppo consiliare diverso da "Per la nostra città" avesse segnalato la propria volontà di passare in opposizione, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale spezzino e Guerri in particolare, avrebbero ratificato l'atto o sarebbero sorte difficoltà?
La risposta è banale, palese e ha dei precedenti.
Se la querelle tra consiglieri di uno stesso gruppo non avesse coinvolto il Presidente del Consiglio questa pantomima non sarebbe mai cominciata.
Il presidente ha assunto atteggiamenti incompatibili con il proprio ruolo istituzionale super partes nel momento in cui ha trattato il gruppo consiliare di cui fa parte, con un metro diverso rispetto a tutti gli altri.
In questo modo ha legittimato la possibilità di revoca del suo incarico, per evidente perdita di neutralità (Consiglio di Stato con sentenza 5605/2013).
Esistono, nella scorsa consigliatura, due precedenti di cambio di posizionamento e distacco da un partito politico nazionale.
Nel primo, la consigliera Cossu, esponente di Rifondazione Comunista nel gruppo Federazione della Sinistra, uscì dalla maggioranza e si pose all'opposizione portando con sè il simbolo e il gruppo, in quanto capogruppo. Il Consigliere Sommovigo che era nel suo gruppo fu invece costretto a passare nel gruppo misto.
Non ricordo che alcuno dei consiglieri attualmente presenti in consiglio e nella scorsa consiliatura, Guerri incluso, abbia sollevato eccezioni al riguardo.
Sempre nella scorsa consiliatura, nel maggio 2013 la Lega Nord della provincia di La Spezia chiese le dimissioni da consigliere comunale di Giancarlo Di Vizia il quale avendo lasciato il partito avrebbe secondo loro dovuto rinunciare all'incarico di capogruppo e consigliere, visto che la sua elezione era unicamente collegata al partito politico Lega Nord.
Di Vizia restò in consiglio e restò capo gruppo, con buona pace di un partito nazionale e anche in questo caso non ricordo rimostranza alcuna da parte dei consiglieri di lungo corso, Guerri compreso.
L'attuale Presidente del Consiglio Comunale dovrebbe ratificare l'atto sottopostogli dal capogruppo Massimo Baldino Caratozzolo oppure rimettere l'incarico di Presidente, prima di trascinare nel proprio conflitto di interessi e nel ridicolo l'intero ufficio di presidenza.
Siccome nulla di tutto questo accadrà dovrebbero essere le forze politiche presenti in Consiglio a chiedere le sue dimissioni.
E' a queste forze che mi appello, affinché non sottovalutino l'importanza della questione e non si riduca a bega da pollaio un qualcosa che ha una portata ben più devastante di quel che possa apparire a prima vista. Mi appello loro come Presidente della Associazione politico culturale "Effetto Spezia", come Coordinatore di Italia in Comune per La Spezia ma ancor prima come ex Consigliere comunale spezzino.
Fa davvero male a chi, come il sottoscritto, ha rispetto per una istituzione di cui ha seppure per breve tempo appartenuto, vederla in un evidente imbarazzo e piegata alle esigenze di una singola persona.
Fabio Vistori