Il “fatidico” giorno ormai bussa alle porte del Partito Democratico: il 3 marzo infatti si svolgeranno le primarie del partito più discusso degli ultimi tempi. Il primo in ordine cronologico a presentare la sua candidatura è proprio Nicola Zingaretti, attuale presidente della Regione Lazio, che oggi ha fatto capolino alla Spezia, in una Sala Dante gremita. Nicola Zingaretti cerca di ritrovare quella famosa unità perduta, ritrovarla anche nella diversità di idee ed opinioni, attraverso Piazza Grande, ripartendo da un Partito Democratico che non vive attualmente la sua età dell’oro come ricorda anche il sindaco di Santo Stefano Paola Sisti: “Non è facile essere un sindaco del PD, è un po’ come avere un peccato originale. Dobbiamo capire gli errori e chiedere umilmente scusa a quei lavoratori ai quali abbiamo tolto l’articolo 18 e ai giovani cervelli che non siamo riusciti a trattenere in questo paese - la prima cittadina di Santo Stefano richiama alla resistenza - Dobbiamo costruire una nuova leva di resistenti, io lo sarò insieme a tutti voi - per poi rilasciare una critica al Ministro dell’Interno Matteo Salvini - Lui non può avere il sogno di Martin Luther King, lui è l’antitesi!”
Dopo l’intervento di una giovane militante, giunge il momento di un volto noto della politica spezzina, quello del giovane europarlamentare Brando Benifei: “Abbiamo già avuto l’esperienza del nazionalismo e dobbiamo fermarlo, lavorando insieme come paesi europei possiamo costruire un futuro migliore insieme. Mi vergogno per Salvini e Bonafede che fanno a “spintoni” per “ricevere” Cesare Battisti quando nessuno di loro due ha accolto la salma del giovane Antonio Megalizzi”.
Uno dei principali fautori della corsa alle primarie del PD di Nicola Zingaretti (stando a quanto riferito proprio dal Presidente della Regione Lazio) è l’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Abbiamo di fronte a noi un governo terribile ed orribile. Il nostro paese sta entrando in una fase recessiva. Non si parla più di mafia, mentre quest’ultima si sta comprando gran parte dell'economia nazionale”.
Come fare quindi per “contrastare” questo Governo Conte? Secondo lo spezzino Andrea Orlando la soluzione sta proprio nella politica: “Questo governo non si contrasta urlando. Molti miei colleghi parlamentari fanno interventi in aula per i 500 follower della loro pagina. Faremo male a questa maggioranza se riconquisteremo consenso nei settori popolari della nazione. Quello che ci aspetta è un congresso difficile ma chiaro, un partito che perde deve cambiare leadership. Solo Zingaretti può rappresentare la discontinuità necessaria, soprattutto perché non ha fatto parte integrante di quel gruppo dirigente che ci ha portato alla peggiore sconfitta politica della storia della sinistra italiana - Ed è proprio qui che l’ex Ministro Orlando entra nella politica locale toccando un tasto piuttosto dolente - La vittoria di Nicola Zingaretti sarà l’inizio della riscossa della vittoria del centrosinistra in questa provincia dove ha perso tutto quello che poteva perdere, ma proprio tutto! Senza che nessuno chiedesse scusa!”.
Insomma la vittoria alla guida del Partito Democratico del romano Nicola Zingaretti dovrebbe sancire quella invocata “rottura” con la classe dirigente che, secondo gli interventi che hanno preceduto quello di Nicola Zingaretti, è stata autoreferenziale ed autolesionista.
“La piazza per un cittadino è il luogo dove sentirsi meno debole. Abbiamo bisogno di questo, il congresso non serve a noi, deve essere la risposta ai problemi della Repubblica Italiana - esordisce il concorrente alla sfida del 3 marzo Nicola Zingaretti - Non ha vinto la destra della Thatcher o di Reagan, dobbiamo preparare un’alternativa e riorganizzarci. Siamo stretti in una tenaglia, da un lato il governo gode della fiducia degli italiani, dall'altra parte della forbice c'e il grande inganno di una maggioranza che non sa soddisfare quelle aspettative. Blocca le assunzioni, le pensioni, taglia i fondi alla scuola, non c'e nulla per l’Università e non c'e traccia di una politica industriale - L’uomo sul palco di Piazza Grande delinea un possibile nefasto scenario futuro- Se non c'e un’alternativa pronta assisteremo alla terza fase del populismo che porterà alla spallata antidemocratica!”
Ritornano alla mente i momenti nei quali si era più volte parlato di un possibile accordo M5S-PD per la formazione di un governo: “Non penso sia credibile un governo con il Movimento Cinque Stelle ma dobbiamo chiederci perché i nostri elettori li hanno votati. La Lega ha svoltato diventando un partito nazionale, scegliendo l’odio e la rabbia per parlare alla pancia degli individui. Ma l'odio e la barbarie non producono lavoro, né welfare, né libertà. In questi mesi ci siamo fatti tante domande ma abbiamo avuto paura di farcene una: se le idee di Salvini sono così inquietanti e se il M5S è cosi fragile nella natura di governo, allora perché gli italiani hanno votato loro e non noi?”
La domanda è quanto mai pertinente, anche se le risposte potrebbero essere le più disparate. Per qualcuno potrebbe essere molto semplice, per altri sarebbe necessario invocare l’aiuto di stimati sociologi, per il leader della Piazza Grande la risposta c’è: “Non abbiamo avuto il coraggio di vedere che in questo decennio sono cresciute enormemente le diseguaglianze sociali! L'economia deve considerare che non c'e crescita senza giustizia sociale, serve una nuova piattaforma dove la persona sia al centro del modello economico. Dobbiamo cambiare, essere noi i primi a mettere in campo un nuovo europeismo. Voglio un partito con un leader, non un partito del leader!”.