"Per divertire si sono divertiti quelli che c’erano e che hanno pagato per esserci nell’evento “must” di quasi fine anno: vuoi mettere ballare non coi lupi ma con Fontana o Capogrossi?
Comunque i precedenti ci sono: Andy Warhol non aveva forse realizzato il suo storico evento live a New York con la musica? E però c’era Lou Reed con i Velvet underground ed erano gli anni della Pop Art.
Allora prendiamo gli Uffizi quest’estate, e però il direttore Eike Schmidt per i concerti da inserire nella sala di Caravaggio, ha fatto un bando e così si sono esibiti eccellenti musicisti selezionati, sia classici che contemporanei.
Ma al Camec c’era un Charity event anche se tale non sembrava, viste le locandine che circolavano in città, e le foto sparse sui social tra stivaloni rossi, giacche glitch e sbicchierate allegre.
Le scelte dell’assessore fanno pari e patta con alcuni esempi recenti di curioso utilizzo degli spazi artistici pubblici come lo yoga o la palestra di aerobica al Museo Egizio o la serata danzante in non so quale biblioteca storica, e insomma mica si va in biblioteca per studiare o al Museo per vedere i quadri!
Certo la serata danzante potrebbe essere un buon modo per rilanciare un museo come il Camec che langue e non da ora, nonostante le foto di Barontini sul coreografo Lindsay Kemp con catalogo griffato Sgarbi.
La formula non l’ha trovata nessuno ancora, la chiave per portare non solo gli spezzini ma anche i numerosi turisti in questo splendido edificio; la strada sembra ancora lontana e se questa via degli introiti da altre fonti non culturali, passano dalla discoteca va benissimo.
E’ legittimo, come ospitare una passerella di intimo o una puntata di Amici, ma fai pagare la sala (e siamo sicuri che sia accaduto vero?), e verifica a quale ente beneficiario e in che percentuale siano andati quei soldi della beneficenza.
Perché appunto nei comunicati queste cose non appaiono e i cittadini ora sanno che senza limitazione e senza remore, possono tranquillamente chiedere di affittare per le feste dei loro bambini, per pigiama party, anniversari di matrimonio, ritorni di fiamma, una cena intima per sorprendere una donna (o un uomo), la sala del Camec, dando qualche soldino in beneficenza. Quanto poi a usare il Museo per la sua funzione, dopo Duchamp ancora siamo lì?
Ha ragione Asti. Nel dubbio che l’uso di un bene pubblico sia stato corretto, però, chiediamo in consiglio comunale certificazioni adeguate".
Massimo Baldino
(Per la nostra città)