Il rogo che ha danneggiato Nave Vulcano, in allestimento presso Fincantieri alla Spezia, apre uno scenario inquietante sullo squilibrio fra lavoratori diretti e dell’indotto operanti all’interno dei cantieri. Il rapporto fra lavoro diretto ed esterno, infatti, è di circa 1 a 9. Sulla Vulcano erano impiegati 50 dipendenti di Fincantieri a fronte di oltre 400 unità in appalto, per le quali le tutele sono assai inferiori.
I dipendenti diretti saranno logicamente ricollocati su altre commesse. Ma cosa ne sarà di tutti gli altri? Chi lavora nella vasta galassia degli appalti della cantieristica non ha le medesime garanzie. Oltre al mero rilancio occupazionale in termini numerici, dobbiamo pretendere più tutele e prospettive più stabili per chi, ad esempio, rischia di perdere il lavoro a causa di un incendio. Alcuni tempi determinati non saranno neppure rinnovati, altri subiranno una cassa integrazione con prospettive incerte, ed è probabile che molte aziende non riusciranno a reggere il colpo.
Durante il consiglio regionale odierno il gruppo presenta un OdG condiviso con la CGIL e firmato da tutte le forze politiche, tranne il Movimento 5 Stelle, per chiedere la convocazione di un tavolo col Ministro del Lavoro in cui approfondire il ruolo strategico di Fincantieri nel rilancio occupazionale del nostro Paese, soprattutto in termini qualitativi. Il tirarsi indietro dei pentastellati, però, impedisce l’approvazione del provvedimento di aula.
E nel caso specifico avremmo voluto conoscere la reale portata dell’indotto impegnata su Nave Vulcano, verificando la situazione di quelle aziende e dei loro dipendenti. Spesso il Movimento 5 Stelle lancia slogan come “dignità”, ma poi alla prova dei fatti si rifiuta inspiegabilmente di prendere posizioni su ciò che costituisce la dignità nel lavoro: diritti, garanzie e tutele. Forse che per Di Maio sarebbe scomodo, o difficile, gestire la vicenda?
Gianni Pastorino e Francesco Battistini
Consiglieri regionali di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria