Al netto delle perplessità montanti delle opposizioni, che hanno incalzato l’assessore all’urbanistica Anna Maria Sorrentino, il percorso verso la piena applicazione del Piano casa anche nel comune della Spezia è in discesa. Dopo l’ok della commissione assetto territoriale ieri sera, infatti, ora la palla passa al consiglio comunale, a cui toccherà dare il placet definitivo. Un passaggio scontato, dati i numeri della maggioranza.
DI COSA STIAMO PARLANDO
L’amministrazione comunale intende revocare due delibere adottate nel 2009 e nel 2016 dal centrosinistra, che limitavano le possibilità di applicazione delle legge introdotta nel 2009. Le ragioni le ha ribadite ieri sera l’assessore all’urbanistica Sorrentino: “Abbiamo ritenuto opportuno superare le restrizioni dei precedenti provvedimenti sia per aderire alle numerose richieste arrivate da privati, associazioni e professionisti sia per incentivare la rigenerazione urbanistica dell’esistente”.
Due le vie che il Piano casa mette a disposizione: o demolire un edificio esistente per poi ricostruirlo in una zona sicura, o ampliarlo proporzionalmente alla sua ampiezza.
“Per semplificare: in collina si tratta della possibilità di fare una stanza in più per una casa, di partenza sono 20 metri quadrati al massimo. Questi ampliamenti nella variante del 2017 (la variante al Piano urbanistico comunale adottata nell’aprile 2017 dall’amministrazione Federici e decaduta a dicembre scorso, ndr) non erano previsti”, ha spiegato l’architetto Emilio Erario.
A snocciolare i numeri dell’anno scorso l’eventualità di grosse operazioni edificatorie sembra scongiurata: nel 2017, infatti, grazie allo sfruttamento delle possibilità contemplate dal Piano casa sono stati costruiti complessivamente soltanto 108 mq in più in tutto il territorio comunale.
“Restano valide le delibere del 2011 e del 2013 che vietano l’edificazione nell’ambito collinare – ha aggiunto Sorrentino – Inoltre nella maggioranza dei casi gli interventi sono comunque subordinati all’autorizzazione paesaggistica-ambientale”.
“MA ORA COSA SUCCEDERÀ?”
La decadenza, due mesi fa, della variante generale al Puc, però, secondo le opposizioni lascia la porta aperta a numerosi dubbi riguardo all’applicazione delle norme a tutela del territorio comunale in ambito urbanistico.
“Il Puc vigente ad oggi, quello del 2003, non collimava con il piano di bacino. Oggi la variante al Puc è decaduta e l’amministrazione vuole revocare le limitazioni introdotte dal consiglio comunale anni fa – ha osservato Guido Melley, capogruppo di “LeAli a Spezia” – La mappatura delle zone a rischio sarà rispettata, anche se faceva parte della variante decaduta?”.
A stretto giro il chiarimento di Ivan Vujica, il geologo comunale: “È il piano di bacino a stabilire se un intervento è o no praticabile. La scelta dell’amministrazione è quella di tenere in considerazione lo studio realizzato in passato dall’Università di Siena per tutto l’arco collinare. Per tutte le aree che potrebbero ricadere nelle zone previste dallo studio 2017 ma non all’interno del piano di bacino si faranno delle valutazioni caso per caso, con approfondimenti da parte dei tecnici. Faremo forti prescrizioni a garanzia della stabilità del territorio”.
LE VARIANTI DI SALVAGUARDIA E IL PERICOLO RICORSI ALL'ORIZZONTE
Le varianti al Puc volte a salvaguardare le aree di Costa di Murlo e Valdellora da grosse operazioni edificatorie (1600 mq nel primo e 3500 mq nel secondo caso) approderanno in consiglio comunale per l’approvazione definitiva lunedì prossimo. Ciò non toglie, però, che i soggetti che avevano in progetto le opere di costruzione possano eventualmente fare ricorso contro le varianti al Puc stilate dell’amministrazione comunale.
Sul punto, ieri sera, è arrivata la risposta netta dell’assessore Sorrentino: “Se chi voleva costruire farà ricorso, sarà il Tar a prendersi la responsabilità di dare un’autorizzazione a costruire in quelle zone”.