I debiti ci sono, registrati nero su bianco. E derivano da una pratica diffusa negli enti locali: i mutui che il Comune della Spezia ha acceso in passato con le banche. Morale della favola: ad oggi restano 48 milioni di euro da estinguere. Una somma che grava sulla spesa corrente e ostacola eventuali investimenti e finanziamenti di opere pubbliche.
La conferma, dopo un polverone innescatosi dalle parole che Pierluigi Peracchini aveva pronunciato alla festa della Cgil il 25 settembre () (“Abbiamo preso atto dei guai che ci ha lasciato l’amministrazione precedente: 48 milioni di debiti e impegni di spesa non coperti”), arriva dalla dirigente comunale Barbara Rodighiero.
Quasi una battaglia lessicale, quella tra la capogruppo del Partito Democratico Federica Pecunia e il sindaco Pierluigi Peracchini nel corso della Commissione Bilancio di oggi pomeriggio: “Non voglio che diventi una questione personale – ha esordito Pecunia – ma nel corso della trasmissione ‘Tamburo Battente’ su TeleLiguriaSud il giornalista Renzo Raffaelli le chiedeva se esistesse o meno un buco di bilancio, e lei ha risposto parlando dei 48 milioni. Ma quelli sono i debiti che tutti i comuni contraggono quando finanziano opere tramite l’accensione di mutui. Quindi esiste un debito, ma non un buco. Non si può dire che non si possono fare investimenti. Un conto è dire che si è governato male, l’altro che si è rimasti all’interno dei limiti di legge”.
“Non ho mai parlato di buco, ma di debiti”, ha tagliato corto di rimando Peracchini, che aveva già risposto duramente sullo stesso argomento alla capogruppo del PD durante il consiglio comunale di lunedì scorso.
Se l’impuntatura sui termini lessicali è un’inutile schermaglia politica che lascia il tempo che trova, le carte al contrario, come hanno spiegato oggi i dirigenti di Palazzo Civico, parlano chiaro: “I 48 milioni di euro sono un debito residuo dei mutui contratti dal Comune alla data del 31 dicembre 2016 – ha spiegato la dottoressa Rodighiero –. Si tratta di un debito assolutamente garantito per le banche”.
Resta in ogni caso il peso di una somma che in futuro andrà estinta, ma che intanto oggi grava sulle casse di Piazza Europa e ne limita le capacità di investimento, qui e ora. Anche se i debiti del Comune derivanti da mutui, che nel 2006 ammontavano a più di 80 milioni di euro, nel corso degli ultimi anni si sono ridotti.
“Ma un mutuo non basta contrarlo – ha rincarato Andrea Costa di La Spezia Popolare –, bisogna anche avere i soldi per riuscire a estinguerlo. Oggi per pianificare nuovi investimenti c’è un problema di spesa corrente”. Non solo: “Il debito più grosso del Comune non è quello diretto, ma quello indiretto, pari a 143 milioni di euro”, ha puntualizzato Giacomo Peserico della lista Toti-Forza Italia, presidente della commissione.
“La realtà è che la città nel corso degli anni è stata distrutta e impoverita”, ha aggiunto Sauro Manucci di Fratelli d’Italia. Di diverso parere Guido Melley di LeAli a Spezia: “Consiglio al sindaco di utilizzare più cautela quando parla, altrimenti ai cittadini arrivano messaggi sbagliati. È una buona cosa che negli ultimi anni il Comune sia riuscito a diminuire il proprio debito. Non bisogna avere paura dell’indebitamento: è l’unica leva con cui gli enti locali sono riusciti a fare investimenti e opere pubbliche. Oggi però sarebbe utile avere un quadro chiaro della scadenza di tutti questi mutui”.
Il bilancio (metaforico) della giornata è una commissione straordinaria sul tema, in particolare sulle alienazioni del patrimonio comunale avvenute in passato, che verrà convocata con tutta probabilità nelle prossime settimane. Su auspicio dello stesso Peracchini (“Sarebbe utile analizzare tutto quello che è stato fatto nel corso degli anni, magari con una commissione ad hoc”) e anche su richiesta di Donatella Del Turco del Movimento 5 Stelle.
“In questa città sono successe cose che non si possono nascondere – ha ribattuto però Peracchini –, come l’alienazione di Salt. Secondo me un’amministrazione eccellente non dovrebbe avere debiti, ma si tratta di scelte politiche. Acam nel ’96 aveva 100 miliardi di CCT (titoli di Stato a medio-lungo termine, ndr), mi domando dove siano finiti”.
The answer, my friend, is blowin’ in the wind.