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L'ex Assessore all'ambiente ripercorre le ultime tappe della vicenda.

Alla luce del dibattito aperto in città sulle dichiarazioni del sindaco Peracchini sento in dovere di ripercorrere per punti le ultime fasi che hanno caratterizzato la questione ENEL, auspicando che non si torni indietro rispetto a conquiste e obiettivi che la città nel suo complesso ha raggiunto. Poichè questo è un risultato della città e non di una parte politica.

1) La dismissione prevista tra 4 anni è un grande sogno che si avvera. Non può essere rimesso in discussione nemmeno con fraintendimenti o equilibrismi. E’ il risultato di battaglie degli ambientalisti e della città prima di tutto. Nel corso dell’ultima trattativa ( 2007-2011) l’allora governo di centrodestra e l’Enel avevano tutt’altra politica e puntavano a confermare il sito rinnovandolo radicalmente, scelta che avrebbe portato magari ad un impianto di nuova generazione ma una presenza della centrale a carbone per altri innumerevoli anni. L’amministrazione di cui ho fatto parte ha adottato una strategia che consentisse un forte iintervento per ridurre drasticamente i livelli di inquinanti ma senza investimenti che prefigurassero la permanenza dell’impianto, puntando quindi sulla sua fine. Il cambio di strategia industriale da parte di Enel ha fatto il resto e ha reso questo obiettivo reale per il 2021.

2) Fortunatamente Enel ha confermato il programma di dismissione, ma sappiamo che un eventuale cambio ai vertici, una richiesta di energia da altri paesi in difficoltà (es. Francia ), un piano energetico nazionale diverso, potrebbero rimettere in gioco la permanenza del sito spezzino. L’idea di una centrale di compensazione al Nord che mantiene la produzione di energia a carbone è sempre in circolazione. E’ anche per questo che occorre ragionare già da ora sul futuro dell’area, un’area che cambierà radicalmente il futuro della nostra città. E anzi puntare su un anticipo della dismissione (2019?) sulla quale peraltro Enel si era dichiarata possibilista.

3) Il tavolo sul futuro delle aree Enel è stato pensato in quest’ottica, per non far trovare la città impreparata ed è stato costituito appena l’Enel ha dato la notizia e non in campagna elettorale come è stato scritto da alcuni consiglieri del centro destra. Un confronto aperto con tutte le forze sociali e associative, sindacali e imprenditoriali con le quali abbiamo condiviso che questa partita necessita di un respiro nazionale e di un forte coinvolgimento dei Ministeri dello sviluppo economico e dell’ambiente. E’ con questo mandato che abbiamo aperto a giugno del 2016 un confronto in sede ministeriale presentando la nostra idea e le nostre richieste, materiale peraltro agli atti del Comune.
L’incontro con il Ministero dello sviluppo economico ha ottenuto di far uscire Enel dal modello di riconversione (E-future) astratto e poco adatto al sito spezzino, Di farle commissionare un’analisi socio economica con relativa presentazione di scenari di reindustrializzazione del sito, fortemente caratterizzati da un taglio innovativo e ambientale, scenari chiaramente legati agli sviluppi economici internazionali nazionali e locali (per non discutere su opzioni sparate a caso). Sottolineo che lo studio commissionato ad un grande e prestigioso ente come ENEA nazionale, diventato quindi consulente e progettista su questa partita, sarà ormai ultimato e quindi con possibilità di renderlo pubblico. Il Ministero inoltre ha attivato in sede nazionale un confronto con Enel sulle procedure, regole e normative sulla dismissione dei siti comprensivo della partita bonifiche. Stessa cosa è partita in sede locale dove era stata avviata una interlocuzione tecnica governata dal comune con gli enti preposti. Ma il segnale di interesse per il progetto da parte del Ministero si è concretizzata nel proporre l’inserimento, poi approvato, di tutta la città della Spezia nelle aree di crisi non complesse per garantire la possibilità di futuri accordi di programma anche sulle aree di dismissione della Centrale. Ricordo inoltre l’impegno della viceministra Bellanova di fronte ai rappresentanti delle forze sociali e sindacali a seguire personalmente un tavolo nazionale anche in relazione ai livelli occupazionali. Quindi un percorso importante avviato che sarebbe un peccato buttare a mare per atteggiamenti pregiudiziali

Mi piace pensare che in un futuro l’IMU arriverà da quelle aziende 4.0 non inquinanti, tecnologicamente avanzate, economicamente green che, in un'area così strategica, tra un porto e un asse industriale e ferroviario, in un contesto di forti competenze industriali e di enti di ricerca, in una città non ripiegata, ma con un moderno progetto di crescita, potrebbero decidere di investire e dare lavoro di qualità.

Laura Ruocco
già assessore allo sviluppo economico e all'ambiente

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