Nei giorni scorsi, sul Monte Sagro nelle Apuane, offeso giorni prima da una bandiera fascista, sono salite in vetta centinaia di persone chiamate dall’Anpi. Don Raffaele Piagentini, parroco del Duomo di Carrara, ha celebrato la messa e intonato “Bella ciao”: è stato il riscatto delle 173 vittime della strage nazifascista di Vinca. Sull’antifascismo come fondamento della democrazia la voce della Chiesa è limpida.
Ancor di più lo è sulle migrazioni e su un’idea di convivenza umana che non è la più popolare oggi nel mondo: ne è emblema la messa celebrata da don Massimo Biancalani a Pistoia dopo le polemiche sull’ospitalità ai migranti. L’omelia è andata dritta al cuore duro della politica: "Due anni fa, quando ho cominciato ad accogliere ragazzi stranieri, due donne della parrocchia mi hanno detto 'Don Massimo se arrivano loro si va via noi’. Ora la paura è scomparsa e queste signore sono le mamme dei ragazzi. Non lasciamoci trasportare da ideologie che ci allontanano dagli uomini”. Don Biancalani non è solo, nella Chiesa. I migranti che dal Piemonte valicano le Alpi verso la Francia, evitando la gendarmerie, sono aiutati dai preti passeur. Sullo sgombero violento dei rifugiati eritrei a Roma, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin è stato netto: “I profughi sono nostri fratelli”. Alla radice di tutto ciò c’è la parola di Papa Bergoglio. Il suo recente messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati del gennaio 2018 ha una nettezza da cui è impossibile sfuggire: quattro i verbi chiave, “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, declinati in azioni molto concrete.
L’effetto sulla politica è spiazzante. Le destre gridano all’ingerenza. La “sinistra di governo” non è certo in grado di fare propri i quattro comandamenti del Papa. Non manca la posizione anticlericale. Non si tratta di considerare “buono” tutto quello che fa e dice il Papa, ma di cogliere che nello smarrimento contemporaneo solo Francesco riesce a bucare la cinica coltre del pensiero unico che domina il discorso pubblico. Come un vento potente, la sua voce rimette al centro ciò che al centro deve stare: la scandalosa realtà delle diseguaglianze. La sinistra rinascerà solo se avrà come modello ideale un nuovo umanesimo, una lettura del mondo e un programma per cambiarlo che oggi arrivano solo dal Papa.
Giorgio Pagano
Cooperante, presidente delle Associazioni Mediterraneo e Funzionari senza Frontiere