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Speciale GdS #Amministrative2017 - Videointervista a Guido Melley In evidenza

"Oggi la città è divisa: io la vorrei senza slogan, in grado di realizzare progetti concreti, costruiti intorno al rapporto tra mare e città".

55 anni, da sempre impegnato nell’azienda di famiglia, un negozio di calzature. Sposato, con due figli. In passato ha già avuto esperienze come amministratore pubblico, da indipendente. Da qualche anno non si occupa più delle cose della città, ma ora ha deciso di rimettersi in gioco. Alle amministrative è sostenuto da: C'è Spezia per Guido Melley Sindaco, Noi sinistra per Guido Melley Sindaco, Noi giovani per Guido Melley Sindaco.

Iniziamo dal presente: può fornirci un giudizio sulla passata amministrazione? Ad oggi secondo lei quali sono le emergenze che la città si trova a dover affrontare?
Giudizio non positivo perché le cose buone fatte lasciano spazio alle dinamiche di partito e alla scarsa qualità di personale messo in campo, quindi un modo di amministrare che dà poco spazio agli interessi della collettività. È scattato un conflitto: o con me o contro di me, conflitto che ha avuto come conseguenza una città che si è fermata, così oggi sento l’esigenza del cambiamento. Credo che questa amministrazione abbia dato poca attenzione ai quartieri, non per gli interventi pochi e discontinui, ma ancora peggio sui rapporti.

Il suo sogno: immagini la città con lei sindaco, come la vede fra 5 anni, al termine del suo mandato?
Sogno una città senza slogan, pratica e moderna, ad esempio parlando di infrastrutture, con progetti concreti che girano attorno al rapporto tra il mare e la città, come l’interramento di viale Italia finanziato con forme diverse. Città più moderna e più bella, che dovrà essere più pulita, con la raccolta differenziata fatta meglio; una città dove si recupera la fiducia, venuta a mancare per lo stato di crisi sociale, ma che si può recuperare con nuove idee e imprenditorialità. Poi una città che punti ai giovani perché i giovani non devono scappare dalla città.

Lei ha già ricoperto incarichi rilevanti con amministrazioni passate ed è stato presidente di Spezia Risorse, così che molti l’hanno accusata di non essere un volto nuovo, cosa risponde?
Fui chiamato da Rosaia e poi rimasi con Pagano: questo mi permette di affermare che conosco sistemi e meccanismi e ho sensibilità di pubblico e privato. Non ho fatto il politico, ma l’amministratore, con competenza e coraggio che rimetto a disposizione della città. Lo faccio sapendo di avere un bagaglio di competenze con la regola della lealtà, del merito e con l’indipendenza. Sono il candidato più indipendente.

Il mondo del commercio sta vivendo una forte crisi in città. Lei ha soluzioni da proporre?
Ci sono alcune ricette, come la pretesa che sia fatta una scelta in termini di programmazione. Noi diciamo basta ai grandi insediamenti commerciali. Mi sono battuto, anni fa, in una forte battaglia, dura e difficile, che mi ha visto contro Regione e comune di Brugnato perché ritenevo che certe scelte indebolissero la rete del commercio spezzino. Già a Federici ho chiesto di fare uno studio attento dei consumi, perché oggi bisogna battere nuove frontiere d’acquisto, bisogna affrontare il rapporto con i commercianti e dire no ai grandi spazi. La crisi economico sociale si riflette anche su tutto il resto.

Quale sarà il suo primo atto ufficiale da sindaco, nel caso venisse eletto?
Formare una squadra di assessori con forti competenze, unica caratteristica: dunque no alla logica del bilancino e dei pesi. Idea spesso non affrontata, un monitoraggio sulla povertà. Tema sentitissimo: il comune ha fatto qualcosa, ma non basta, vanno contattati i referenti e bisogna lavorare insieme con i soggetti importanti sia laici che cattolici.

Alla Spezia devono convivere più esigenze e bisogni (porto, marina militare, turismo, bisogno di nuovi posti di lavoro, etc.) il suo programma tiene conto di questa esigenza? Se sì, che risposte fornisce?
Si ne tiene conto, siamo un gruppo della società civile e ci siamo mossi insieme perchè abbiamo in testa un’idea comune: una città dove c’è industria tradizionale e buona occupazione. A chi c’è, come Fincantieri, dobbiamo chiedere di investire qui in città. Il porto deve svilupparsi insieme ai quartieri senza lottare, perché i quartieri devono vivere e farlo bene. Poi lo sviluppo del turismo stanziale con B&B messi in rete. Commercio e servizi che non devono più andare persi. Noi, in sostanza, abbiamo l’idea di una economia polifunzionale per una città moderna che sviluppi le sue caratteristiche.

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