Vistori prosegue: "Crisi dovuta alla non applicazione di una legge che prevederebbe di dare la possibilità agli utenti finali di scegliere se l'operatore che gli risponde è italiano ma che invece permette solo di scegliere se appartiene alla comunità europea, non ostacolando così, di fatto, le delocalizzazioni.
Questo è solo uno dei problemi del comparto, manca un contratto nazionale, gli scatti di anzianità sono bloccati e mancano veri ammortizzatori sociali.
L'urgenza deriva dai tempi lunghi che tali richieste necessitano e dal fatto che l'unico "ammortizzatore" di cui gli operatori del settore godono sono i contratti di solidarietà che sono già in essere e termineranno a marzo del 2018".
"Ho presentato quindi una mozione urgente (scaricabile in calce all'articolo), riguardante la situazione emergenziale dell'occupazione nei call center spezzini, nella quale chiedevo un impegno del consiglio comunale affinchè si attivasse presso i competenti Ministeri dello Sviluppo Economico e delle Attività Produttive, presso il governo e la regione - prosegue l'esponente pentastellato - Ai ministeri e al governo, nella mozione si chiedeva l'immediata applicazione dell'art 24 bis, p.to 4, del d.l. 83/2012 in termini di scelta del cittadino-cliente per riportare quote di lavoro nel nostro Paese e ridurre gli esuberi determinati dai cambi di appalto; la concessione della Cigs al settore delle telecomunicazioni, al pari di quanto già fatto per altri settori, tra cui gli stessi partiti politici, al fine di consentire l'accesso ad ammortizzatori sociali che consentano il governo della crisi.
Chiedevo di sensibilizzare Asstel in modo da aprire un confronto serio e propositivo con le Parti Sociali al fine di entrare nel merito delle richieste poste dai lavoratori.
Alla regione il Consiglio avrebbe dovuto chiedere invece che venga avviato un 'tavolo di crisi' presso il Ministero dello Sviluppo Economico per affrontare in modo organico i problemi inerenti il settore delle telecomunicazioni alla Spezia e in tutta la regione.
Non ho avuto nemmeno i 5 minuti previsti dal regolamento del consiglio comunale per discutere i motivi dell'urgenza. Il PD prima si è impegnato a votare a favore dell'urgenza se successivamente nella discussione avessi accettato di spostare il lavoro in commissione, cosa che avrei fatto comunque, dopo di che il delirio.
Si sono rimangiati la parola data e hanno votato contro. Per loro le esigenze dei lavoratori vengono dopo i difficili equilibri, ma sarebbe meglio dire disequilibri, interni al loro partito che si è permesso il lusso di disattendere la parola data dal proprio capogruppo".