Riteniamo tale decisione contraria ai principi sanciti dal referendum del 2011 che obbliga la gestione pubblica del bene primario dell'acqua, senza alcuna possibilità di profitto. Difficile immaginare che ciò non avvenga, trattandosi di una società quotata in borsa, con parte dei capitali forniti da una banca come Intesa San Paolo, che quindi punterà esclusivamente ai propri interessi di cassa e non certo all'amministrazione del servizio nell'interesse dei cittadini.
Senza contare le ripercussioni sui lavoratori, che già hanno compiuto enormi sacrifici con i contratti di solidarietà e con i vari demansionamenti e che ora, nella speranza di non dover perdere il posto, sono costretti ad accettare tale situazione.
Il ricatto occupazionale dovuto alla giusta preoccupazione da parte dei sindacati deve far riflettere ancora una volta sulla vergognosa gestione degli ultimi dieci anni di Acam per la quale nessuno ha mai pagato se non i cittadini (in termini di disservizi e nelle bollette) e i lavoratori.
Chiediamo all'amministratore delegato Garavini (ben pagato con i soldi pubblici) a cosa sono servite le recenti cessioni dei rami di azienda più remunerativi (come il Gas) per arrivare lo stesso alla solita conclusione, ossia la privatizzazione dell'acqua.
Per questi motivi tutti i nostri consiglieri comunali voteranno contro questa soluzione e invitiamo tutte le forze attive e democratiche della provincia a una grande manifestazione di protesta in difesa dei beni comuni pubblici da lanciare nei prossimi giorni in città.