Mentre a Massa moriva un ennesimo lavoratore, Carlo Morelli, schiacciato sotto una lastra di marmo, alla Spezia veniva pronunciata, dopo oltre sei anni, la sentenza di primo grado per il caso di Giovanni Magliani, ferroviere ucciso da un treno in manovra il 24 febbraio 2010 alla stazione centrale spezzina, nonché padre del nostro compagno Paolo, componente della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista.
La sentenza emessa questo pomeriggio ha decretato l'assoluzione verso i tre imputati, tra cui un alto dirigente di Rfi, "perchè il fatto non costituisce reato".
Inutile dire che ciò lascia letteralmente allibiti. Senza entrare nel merito specifico del caso, pur stringendoci nell'affetto per Paolo e la sua famiglia, ci chiediamo come sia possibile che un omicidio sul lavoro venga derubricato addirittura come un "non reato". E' una sentenza che indigna e che fa riflettere.
Vuole forse essere da esempio per tutti coloro che attendono giustizia da casi simili? Evidentemente le morti sul lavoro vengono tuttora considerate di poco conto.
Oggi sono tutti i cittadini, e non solo i parenti delle vittime, a dover essere allarmati e sconvolti.
Giovanni, Carlo e i migliaia di caduti di ieri e di oggi meritano anzitutto rispetto: meritano che le proprie morti non vengano classificate come "fatali causalità", meritano di trovare precise responsabilità, perché non si muore sul lavoro per semplice "sfortuna".
Il caso di Giovanni induce, inoltre, a una riflessione in più, poiché coinvolge un colosso statale come le Ferrovie.
Sappiamo bene che raramente lo stato condanna sé stesso e questa ne è una prova lampante.
Cosa dovranno pensare, oggi, i parenti delle trentatré vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009?
Uno dei più grandi disastri ferroviari degli ultimi cinquant'anni, vede imputati, nel quasi totale silenzio, i massimi dirigenti Fs di oggi e di allora, tra cui il "supermanager" Mauro Moretti, attuale AD di Finmeccanica. Anche a Viareggio finirà tutto in una bolla di sapone?
Oggi più che mai chiediamo verità e giustizia per tutti i caduti sul lavoro e per le stragi colpevolmente dimenticate e rese impunite dallo stato.
Perché nessuna vittima sul lavoro deve essere dimenticata.