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Medaglia d’Oro al Valor Militare per Attività Partigiana al Comune della Spezia: la richiesta ufficiale avanzata dal Sindaco e dal Comitato Provinciale Unitario della Resistenza In evidenza

Il Comune della Spezia e il Comitato Provinciale Unitario della Resistenza hanno inviato nei giorni scorsi al Ministero della Difesa e alla Commissione Unica Nazionale di 1° Grado per la concessione delle qualifiche dei Partigiani e delle decorazioni al Valor Militare la richiesta di concessione di Medaglia d'Oro al Valor Militare per Attività Partigiana al Comune della Spezia.

A sottoscrivere la lettera il sindaco della Spezia Massimo Federici, i co-presidenti e il segretario del Comitato Provinciale Unitario della Resistenza Franco Bernardi, Paolo Galantini, Giorgio Pagano e Manlio Castellini.

 


La richiesta riguarda, nello specifico, la concessione della Medaglia d'Oro al Valor Militare per Attività Partigiana nel corso della Guerra di Liberazione (1943-1945) in luogo della Medaglia d'Argento al Valor Militare, concessa dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministro della Difesa con Decreto del 1° ottobre 1957.


"La motivazione riportata, pur lusinghiera nella sua formulazione , "Città sottoposta a intensi bombardamenti aerei avversari che gravemente ne menomavano l'integrità materiale, ha meritato la riconoscenza della Nazione per lo spirito di sacrificio della sua popolazione e per il valore dei suoi figli migliori in una dura lotta contro l'occupazione nemica (29 Novembre 1941 - 25 Aprile 1945)" , ci pare – si legge nella lettera - incentrata prevalentemente sul primo elemento in essa contenuto (l'onerosità dei bombardamenti aerei subiti con le conseguenti distruzioni arrecate), non evidenziando adeguatamente la fortissima adesione che la nostra Comunità ha saputo sviluppare, come si ricava dalla straordinaria rilevanza delle formazioni partigiane operanti nel territorio della IV Zona Operativa e dall'elevatissimo numero di Caduti che esse ebbero (835; i feriti furono 355, i congelati 128). Moltissimi furono gli spezzini di nascita o di adozione che parteciparono alla Resistenza sua nelle formazioni partigiane di montagna che nelle SAP (Squadre di Azione Patriottica) cittadine. Molti assunsero funzioni fondamentali a livello di coordinamento e/o di Comando nell'ambito del CLN o delle formazioni di montagna o di città.


La peculiarità della Resistenza spezzina – continuano i sottoscrittori - deve essere compresa partendo dalla constatazione che essa si sviluppò in un contesto contrassegnato dalla presenza di una delle principali basi navali nazionali (si pensi al numero e al livello qualitativo della Flotta presente alla data dell'8 Settembre 1943), comprendente un Arsenale di uguale dimensionamento e prestigio, nonché da una intensa attività industriale, ben sviluppata da un sistema logistico e di trasferimento delle merci che aveva nella rete stradale e ferroviaria i suoi punti di forza.


Il contributo della Marina Militare alla Resistenza fu straordinario, a partire dal sacrificio degli uomini della corazzata "Roma", partita dalla Spezia il 9 Settembre 1943. Fin dai primi giorni dell'occupazione tedesca si creò un'organizzazione militare clandestina antifascista, che confluì nelle SAP (Squadre di Azione Patriottica), coinvolgendo anche graduati dell'Aeronautica e dell'Esercito, e condusse preziosissime azioni di sabotaggio.


In un contesto industriale come quello spezzino, decisivo fu il ruolo degli operai e dei lavoratori. Gli scioperi del 1943 e dell'inizio del 1944, soprattutto il grande sciopero del Marzo 1944, diedero un durissimo colpo al regime nazifascista. Così come va ricordata la successiva azione di difesa degli impianti e delle macchine delle fabbriche e del porto in una fase decisiva della guerra, dalla quale dipendeva la possibilità della rimessa in funzione delle fabbriche a liberazione avvenuta.


A tutto ciò va aggiunto che il Comune della Spezia ha, nell'ambito della deportazione, un tragico primato, registrando, percentualmente, rispetto alle altre città italiane, più deportati, e annoverando il maggior numero di vittime a Mauthausen. Le cifre approssimative per difetto sono di 585 deportati, di cui 324 deceduti. La deportazione riguardò prevalentemente la popolazione civile, come ritorsione alla diffusione e all'incidenza politica e militare della Guerra di Liberazione.


Emerge, dunque, da questa prima sommaria rendicontazione - concludono - l'eccezionalità della situazione in cui la nostra città venne a trovarsi durante la II Guerra Mondiale, ulteriormente accentuatasi dopo l'8 Settembre con l'arrivo dell'occupazione nazifascista. La nostra Resistenza maturò in un contesto del tutto particolare a livello nazionale e si sviluppò in maniera altrettanto eccezionale, grazie alla molteplicità degli apporti che in essa confluirono".

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