Grazie alla buona volontà dell'ottimo personale, il mio Assessore alle Politiche Sociali Sara Banti ha apportato alcune modifiche, reintroducendo da subito il tradizionale "buono pasto" al fine di facilitare e garantire una maggiore regolarità e verificabilità dei pagamenti, che soprattutto nelle nostre condizioni finanziarie, al netto dei dolorosi tagli dello Stato, è indispensabile per l'erogazione del servizio mensa.
Io parto da assunto morale nel quale credo molto: se un genitore non riesce a partecipare alla spesa per il pasto dei propri figli, esiste un disagio sociale, che deve essere accompagnato con delicatezza e tanto rispetto. Ci siamo, siamo in ascolto del bisogno e siamo disponibili a prender per mano le famiglie fuori dalle difficoltà! Se invece si ritiene di approfittarsi della buona fede dei più, è giusto porre rimedio con realismo e fermezza! Non ambisco alla popolarità generata da piccole o grandi connivenze!!!
Da due anni ci si sta impegnando per limitare questo malcostume: tutti coloro che hanno deciso di non pagare - pur avendo usufruito regolarmente della mensa - non accederanno più al servizio, dovranno necessariamente saldare il pregresso ed in assenza del regolare buono giornaliero saranno tenuti a dotare i propri figli di pranzo al sacco da consumarsi comunque in refettorio insieme agli altri compagni di scuola. Si precisa inoltre che l'amministrazione comunale non fa leva sui bambini per costringere gli adulti a cedere, ma ritiene di dover difendere questi ultimi da genitori che li usano per garantirsi piccole ma costanti impunità.
Non dimentichiamolo: il momento dedicato al cibo è didattica, pagare quanto si consuma è una importante lezione di educazione civica.