"Quando poi Rixi sostiene che dal 2012, e cioè dal momento in cui i Comuni hanno avuto la competenza di individuare nel proprio territorio le aree nelle quali insediare o meno i grandi centri commerciali, il numero di questo tipo di insediamenti è aumentato, cita una serie di dati senza spiegare se si riferiscano alle autorizzazione commerciali che i Comuni potevano dare prima e continueranno a poter dare anche dopo l'eventuale approvazione di questa proposta di legge o se si riferisca, invece, ai provvedimenti urbanistici che verrebbero effettivamente sottratti alle civiche amministrazioni con questo provvedimento" - sostengono Michelucci e Lunardon che proseguono - Se si trattasse di ciò, comunque, Rixi evita accuratamente di spiegare se l'aumento del numero dei supermercati si riferisca a iter avviati prima del 2012 e che si sono poi conclusi a partire da quell'anno o se si tratti di provvedimenti concepiti effettivamente negli ultimi quattro anni.
Inoltre, l'assessore, parla di centri commerciali in linea generale, senza neppure distinguere se si tratti di alimentare o di non alimentare, visto che l'impatto delle due tipologie non è certo lo stesso. Insomma Rixi solleva un gran polverone, trincerandosi dietro numeri citati a sproposito e snocciolando dati senza fornire alcun tipo di spiegazione. Queste imprecisioni servono soltanto a nascondere la vera natura del provvedimento proposto dalla Giunta Toti e cioè giustificare il fatto che la Regione voglia avere le mani libere sulla grande distribuzione, colpendo un principio fondamentale come quello dell'autonomia dei Comuni sul proprio territorio.
Infine Toti e Rixi si mettano d'accordo sullo spirito del provvedimento: serve a fare più centri commerciali come fa intendere il Presidente o a farne di meno come dice Rixi? La verità è che con questo provvedimento se ne faranno di più e male, senza coinvolgere Comuni e associazioni del commercio".