Alcune di quelle unità, è bene ricordarlo, non potrebbero neppure essere spostate in sicurezza a causa della già precaria galleggiabilità.
E' ovvio che queste attività svolte all'interno delle mura dell'Arsenale, nonostante il livello di qualità e le certificazioni assicurate dai vertici dell'Agenzia Difesa e della Marina stessa, rivestano comunque problematiche ambientali e di sicurezza per i lavoratori.
Crediamo si possano prendere a modello altre attività amministrative recenti che interessano sia il comune della Spezia che la Marina Militare, si guardi ad esempio alla bonifica del campo in ferro di Marola che prevede una collaborazione con la facoltà di botanica dell'università di Firenze, oppure per quanto riguarda la stesura del nuovo puc spezzino per cui è stata stipulata una convenzione con la facoltà di geologia dell'università di Siena. In linea con queste ultime esperienze e nell'ottica della massima trasparenza, andrebbe ricercata una consulenza, o collaborazione, con enti o istituzioni che hanno caratteristiche piene di terzietà, pubblicità e naturalmente qualità come gli Atenei oppure altri centri pubblici di ricerca. Ovviamente senza dimenticare la piena fiducia nei deputati organismi di controllo, da ASL ad ARPAL (ma probabilmente saranno coinvolti anche ISPRA e ISS), che avranno un ruolo primario essendo questi i loro compiti istituzionali.
Da tempo sosteniamo che Spezia debba guardare alle possibilità di sviluppo legate all'innovazione e alla sostenibilità ambientale. Il futuro che immaginiamo, il rilancio economico e occupazionale, si giocherà sulla gestione energetica delle fonti rinnovabili e sulla mobilità sostenibile, terrestre e marittima. Su questi ultimi due aspetti si intravedono già le principali direttrici di sviluppo che guardano all'elettrico e al gas naturale liquefatto (il gnl in particolare diverrà combustibile privilegiato per il settore nautico a causa delle future normative e questo avrà ovvie ricadute anche sul resto della mobilità a terra, partendo da quella portuale). In questo scenario tutti gli attori del nostro golfo, da Enel, alla portualità, Snam, cantieristica, DLTM, Università, ATC ecc.ecc. dovranno avere un ruolo di primo piano. Siamo certi che anche l'Arsenale e Marina Militare, da sempre attenti alle prospettive strategiche, si muoveranno verso tali obiettivi come in effetti è parso di capire da alcune recenti dichiarazioni.
Ma perchè a questo punto non immaginare anche una collaborazione in questa occasione con Università/DLTM e altre realtà spezzine del settore, ad esempio, per la riconversione a dual-fuel (diesel-gnl) dei motori smontati dalle unità da demolire? Sarebbe un segnale emblematico e un valore aggiunto per la stessa Agenzia Difesa che potrebbe coniugare una demolizione certificata e di qualità con la riconversione/ricerca/sviluppo/formazione di alto livello e di indubbia prospettiva futura. Sarebbe questo un binomio innovativo e a suo modo unico nel panorama europeo.