E' un'ulteriore prova della cattiva gestione dell'urbanistica e delle finanze comunali, che ha portato negli anni il Comune sull'orlo del baratro finanziario.
La piscina è nata male perché nel 2002 si scelse la strada pasticciata dell'opera a scomputo degli oneri di urbanizzazione, pratica molto in voga ancora oggi nonostante i ripetuti disastri (piazza Martiri, sottopasso di via Murello ecc.).
Con una convenzione l'impresa Ferrari, autrice del Piano particolareggiato di villette e albergo, s'impegnava a costruire parte della piscina (senza indicare quanta parte, non essendoci un progetto) invece di pagare gli oneri. Ma la piscina non è un'opera di urbanizzazione primaria e la legge consente lo scomputo degli oneri solo per le opere di urbanizzazione primaria. Dunque fu violata la legge.
Il Comune avrebbe dovuto mettere la restante quota per completarla, senza però avere certezza dei costi e dei finanziamenti. La convenzione è stata variata una prima volta nel 2007, assieme al Piano particolareggiato. Ma il progetto esecutivo è stato redatto solo nel 2009 ad opera della Gestocos di Gerosi, a cui fa riferimento una terza convenzione. Il consiglio comunale aveva deliberato che l'impresa avrebbe provveduto a coprire i costi qualora non fosse arrivato un finanziamento regionale. Ma la clausola, guarda caso, non fu inserita nella convenzione. Purtroppo in questa provincia e in questa regione chi deve controllare (le varie magistrature) non controllano e si producono questi aborti con danno alla comunità e alle finanze pubbliche. In compenso la ripresa dei lavori consentì al sindaco Caleo la cerimonia della posa della prima pietra con la roboante dichiarazione: "la regina di tutti gli impianti sportivi della vallata".
Se nel 2002 il Comune (giunta Guccinelli) avesse riscosso gli oneri, redatto un progetto finanziariamente sostenibile, indetto un'asta pubblica per l'assegnazione dell'appalto, la piscina sarebbe stata realizzata al costo di allora. Basti pensare che dal 2002 a oggi la moneta ha perso il 24,5 per cento di valore (indici Istat).
Oggi ci dicono che mancano un milione e mezzo di euro per completare un'opera pretenziosa (tetto in legno lamellare, ad esempio). In questi tredici anni le opere private sono andate avanti, piscina dell'albergo compresa, realizzata con un'altra variante urbanistica. L'opera pubblica no. Gli oneri di urbanizzazione, che allora avevano un valore, oggi non coprono la metà dei costi. Ma anche i costi, lievitati al ridursi del progetto (il tetto apribile, per esempio), meriterebbero un'indagine.
Resta la beffa per i sarzanesi. Non hanno più i denari pubblici (un altro sperpero degli oneri di urbanizzazione) e non hanno un bene pubblico fruibile. E l'Amministrazione Cavarra tace.