Tavolara non è solo l'area a cavallo di Castelnuovo Magra e Sarzana che si vuole ricollegare all'ampliamento della strada allo scopo di un mero sviluppo artigianal – industriale; le aree di Tavolara sono cinque: due su Sarzana e tre su Castelnuovo, di cui tre sopra la ferrovia e due sotto, le quali fanno parte di un progetto unitario, presente nel PTC, di cui però le passate giunte Regionali hanno autorizzato lo spacchettamento in cinque aree, con la conseguenza che (forse per ragioni dimensionali) non vi è stato l'assoggettamento alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), mentre con un Piano unico tale assoggettamento, a nostro parere, sarebbe risultato certo.
Di queste cinque aree è partita solo l'area Sarzanese tra ferrovia e Statale Aurelia, la quale - è sotto gli occhi di tutti- si è rivelata un flop, una vera Cattedrale nel deserto, con la maggior parte dei capannoni invenduti, mentre venivano distrutti irrimediabilmente pregiati terreni agricoli, con oliveti e vigneti di elevata qualità.
Ora tale disastro si ripropone cercando di far partire la più dannosa delle aree, cioè quella al di sotto della ferrovia; un'area dove vi sono delle vecchie discariche su Sarzana e tre ditte su Castelnuovo, una delle quali fuori da Tavolara stessa e interessata solo dalla strada, mentre le altre due sono solo delle ricollocabili segherie di marmo e granito; la maggior parte del territorio è però ancora formato da pregiato suolo agricolo, con la presenza, su Castelnuovo, anche di un'area umida segnalata alla Regione dal DIPTERIS dell'Università di Genova: uno dei famosi laghetti di Tavolara d'interesse comparabile ai Bozi di Saudino.
La strada sarebbe non solo uno scempio di per se per l'impatto che avrebbe anche su terreni agricoli non interessati dalla Trasformazione, ma soprattutto perché risulterebbe il cavallo di troia per realizzare il maggior scempio della zona artigianale: una zona artigianale che, come premesso parlando del già realizzato, sarebbe solo una mera cementificazione, viste le condizioni economiche generali del nostro paese che non promettono certo un fiorente sviluppo del comparto artigianal – industriale. Le condizioni economiche locali oramai sono orientate spontaneamente allo sviluppo turistico legato ad ambiente e paesaggio, motivo in più per salvaguardare il tessuto agricolo, utile anche ad impedire l'impermeabilizzazione del suolo, oltre ad essere una possibile risorsa alimentare locale di riserva.
Per tutti i motivi suddetti chiediamo agli Amministratori locali di ripensarci, alla Regione eventualmente di bloccare, e comunque imporre una VAS complessiva su quello che nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale era all'origine un progetto unitario; ciò non toglie che la soluzione migliore rimanga la cancellazione della previsione dell'Area Artigianale, e se la Regione può e vuole farci qualcosa, lo faccia. Intanto che si blocchi la realizzazione dello stradone di sventramento.
In conclusione noi dichiariamo la nostra adesione e il nostro sostegno al Comitato che si batte contro quest'area artigianale, che ribadiamo è del tutto assurda. (5 settembre)