Legambiente chiede da La Spezia che l'investimento sia reindirizzato verso le fonti rinnovabili - che hanno ormai raggiunto il 40% dei consumi in Italia – e l'efficienza energetica. In particolare per la centrale che si affaccia sul Golfo ligure, affinché vengano garantiti gli impegni dell'AIA, riducendo l'inquinamento e salvaguardando i lavoratori, così come hanno già annunciato i vertici dell'industria. Regione e Comune di La Spezia hanno ora l'impegno di verificare la corretta attuazione della fase di bonifica e che con riconversione si crei nuova occupazione sul territorio.
L'appello arriva da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente a tutela dei mari e delle coste italiane, che questa mattina si è recata davanti al molo FI attracco delle navi carboniere che riforniscono la centrale Enel Eugenio Montale della Spezia esponendo lo striscione "Enel, ti tengo d'occhio".
"L'uso del carbone non è solo la principale minaccia per il clima del pianeta, ma anche una delle maggiori fonti d'inquinamento con impatti assai gravi sulla salute di persone, organismi viventi ed ecosistemi ed è per questo che vogliamo tenere sotto osservazione Enel, su come avverrà la riconversione dell'impianto ligure e degli altri in chiusura nei prossimi anni – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – L'impegno annunciato dall'ad di Enel Francesco Starace di chiudere al 2021 garantendo l'occupazione dei lavoratori è una vittoria senza precedenti. Ma ora serve l'impegno per lotta all'inquinamento, bonifica e riconversione. Crediamo inoltre che piuttosto che chiedere il prolungamento o la riconversione della centrale, Regione e sindacati debbano impegnarsi per una vera politica di riconversione industriale e energetica in Liguria, che punti finalmente su efficienza e sulle fonti rinnovabili e su un nuovo modello energetico garantendo nuova occupazione".
A Genova quella sotto la Lanterna è ormai una centrale in fase di chiusura e il dibattito è orientato sul riutilizzo delle aree che verranno liberate. La chiusura della centrale a carbone di Vado Ligure non ha avuto alcun effetto sulla possibilità di approvvigionamento al sistema elettrico e, come molte altre nel nostro Paese, non rappresenta una struttura strategica. Questa è la prospettiva per il futuro e chiediamo che questo scenario venga esplicitato nel Piano Energetico Regionale, che sempre più, visti i fenomeni climatici in atto che colpiscono il territorio, dovrà assomigliare ad un Piano di Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Il Piano avrebbe dovuto essere approvato nella scorsa legislatura regionale e dovrà essere varato dal nuovo consiglio regionale nel prossimo autunno.
"Su queste vertenze – commenta Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria - rimane il rammarico di non veder una appropriata attenzione nei confronti dei lavoratori, alla conversione e adeguamento delle loro conoscenze e del loro know how verso un modello industriale pulito, innovativo e competitivo che possa risiedere sul nostro territorio. Sono sacrosante le richieste economiche attraverso gli ammortizzatori sociali per la tutela delle famiglie dei lavoratori ma il dibattito, dalla richiesta di cassa integrazione, non si è evoluto e più volte purtroppo ci siamo sentiti ripetere che la transizione dal carbone si deve fare con il carbone. Questa visione ideologica in difesa dell'inquinante carbone danneggia per primi i lavoratori stessi".
Legambiente, in sede di procedura di Aia per la centrale della Spezia (poi concessa dall'allora ministro dell'ambiente Andrea Orlando nell'autunno del 2014 con validità di 8 anni) aveva presentato puntuali e precise osservazioni. "I sei anni che abbiamo di fronte non devono essere la scusa per non risolvere le criticità che la centrale ancora presenta, sia per la tutela dei cittadini che dell'ambiente – dice Stefano Sarti, vicepresidente di Legambiente Liguria – Quelle stesse criticità evidenziate dal gruppo istruttorio composto da Ispra con la collaborazione di Arpal e dagli altri enti locali nonché dal gestore, ossia Enel, durante l'ispezione del novembre 2014, che se non chiarite ed avviate ad attuazione potrebbero significare una vera e propria violazione delle prescrizioni".
Tra queste ad oggi non risultano ad oggi essere iniziati i lavori per consentire la riduzione delle emissioni diffuse del sistema di scarico, stoccaggio e trasporto; l'adeguamento dell'assetto di misurazione del gas naturale, o ancora il deposito gessi prodotti dall'impianto di desolforazione, così come le stesse emissioni generate dalla centrale, sulla quale più volte Enel non ha mai fornito i dati sul rilascio di inquinanti in atmosfera in occasioni di particolari eventi di fuoriuscita di fumi di colorazione nera. La stessa Ispra e Arpal hanno chiesto di ripetere i monitoraggi di inquinanti quali ipa, diossine e furano. (11 agosto)