Nel 2009 è stato eletto nella segreteria della SLC in qualità di responsabile delle Telecomunicazioni, divenendo Segretario Generale nel 2010. Ha maturato la propria esperienza sindacale all'interno delle nuove frontiere del lavoro, misurandosi in prima persona con il mondo del lavoro precario e con le nuove realtà dei call center, sviluppando una particolare sensibilità al tema della rappresentanza dei giovani e delle donne. Nel Marzo 2013 è entrato come giovane dirigente all'interno della FIOM assumendo l'incarico di segretario provinciale e coordinatore regionale qualche mese dopo. Da segretario FIOM è stato in prima fila in tutte le lotte metalmeccaniche sul territorio provinciale e regionale, nelle vertenze del comparto dell'industria della Difesa, in particolare nelle vertenze con Fincantieri.
"Un grande onore, una grande responsabilità e emozioni difficili da esprimere- ha detto Bellegoni durante il suo intervento al Direttivo- sono entrato in Cgil come un ragazzino che voleva cambiare il mondo, oggi grazie alla Cgil sono un uomo che può cambiare il mondo. In questa città c'è bisogno di trasparenza: va alzato il velo che c'è sopra alle manovre sotterranee dei gruppi dirigenti locali, vogliamo discussioni pubbliche alla luce del sole, a partire da quella sul futuro delle aree militari. Questa città deve capire quale ruolo hanno l'industria della difesa, la cantieristica, l'arsenale, e in base a questo quali interventi pubblici fare; siamo fermi a ragionamenti di 30 anni fa e in tutte le campagne elettorali si promettono opere pubbliche che non sono legate a un'idea forte di sviluppo."
Il neo segretario ha inoltre rivolto un forte richiamo interno, anche in previsione della prossima Conferenza di Organizzazione del Sindacato: "Dobbiamo ricostruire, a partire dalla nostra organizzazione, una narrazione collettiva in cui si evidenzi l'idea di sviluppo che la Cgil ha sulla nostra città, mettere in campo un progetto complessivo, oltre alla risoluzione contingente dei problemi dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. È necessaria una discussione vera: abbiamo la storica necessità di aprire di più il sindacato, di rinnovarlo, ma dobbiamo evitare il modello taumaturgico del leader."