Gli Spedizionieri paventano che la novità modifichi il quadro legislativo doganale esistente a livello europeo con un atto amministrativo mettendo in pericolo il loro lavoro da un lato e dall'altro rendendo inutili i risultati ottenuti con l'informatizzazione spinta dalla categoria, con il preclearing, con gli investimenti programmati su Santo Stefano per realizzare un retroporto anche doganale, con la costosa tecnologia degli scanner portuali, con il pontenziamento degli organici dell'Agenzia delle Dogane attraverso l'assorbimento di numerosi ex dipendenti dell'Amministrazione provinciale ed anche, non da ultimo, la missione stessa della Scuola Nazionale Trasporti che, seppur proiettata in campo nazionale, ha sempre ricevuto base e credibilità dallo sviluppo dell'indotto del porto spezzino.
Inoltre, non poche perplessità genera la missione di UIRNET, largamente finanziata dal pubblico denaro e che in molti ritengono pericolosa per il possibile monopolio in un settore in cui le dinamiche concorrenziali hanno sempre costituito fattore di sviluppo.
Insomma siamo in presenza di corpose argomentazioni che non possono essere liquidate tacciando chi le avanza di ingenerosità o, peggio, di corporatismo che si oppone al progresso.
La storia delle capacità innovative delle categorie, se conosciuta, impedirebbe ogni valutazione di questo tipo: i primi manifesti doganali informatizzati, i CAD, le società di servizi comuni, il preclearing hanno visto sempre gli spedizionieri doganali spezzini come le punte avanzate in Italia. La volontà di innovare sugli operatori portuali, anche a scapito dei propri interessi immediati, è testimonianza degli ultimi 40 anni di storia del porto spezzino e dei suoi successi. Né si può liquidare la posizione assunta da parte degli Spedizionieri affermando che tutto dipende dalla Dogana.
Il mondo degli operatori portuali ha guardato prima alla Camera di Commercio e poi all'Autorità portuale come l'Ente pubblico che, nel quadro del sistema istituzionale e giuridico costituiva il riferimento essenziale per lo sviluppo del porto quale valore di crescita imprenditoriale, occupazionale, reddituale del territorio.
Si tratta ora di capire se la missione dell'Autorità portuale mantiene le caratteristiche di essere ascolto e sintesi degli interessi che nel porto operano oppure se prevalgono logiche di ritenuto interesse generale extraterritoriale, maturata sulla base di esperienze e convincimenti personali.
Vorrei ricordare che il Porto spezzino è sempre riuscito a ritagliarsi un suo importante spazio nella competizione con porti vicini, ben più sostenuti politicamente ed infrastrutturalmente, perché ha saputo sviluppare le giuste sinergie tra le sue varie componenti, e la rivendicazione dei meriti ha sempre costituito il caposaldo della promozione dell'Autorità portuale.
Il tema oggi sul tappeto costituisce quindi l'occasione per fare il punto sulle posizioni di ciascuno e per questo ho richiesto al Presidente dell'A.P. uno specifico dibattito in Comitato portuale. (30 marzo 2015)
Nota della Redazione: a questo LINK la risposta dell'Autorità Portuale agli spedizionieri, pubblicata nei giorni scorsi.