Nessun arretramento è possibile, soprattutto in campi strategici per i cittadini quanto per il sistema Paese: scuola, sanità, assistenza devono restare servizi pubblici e garantiti a tutti i cittadini. Le risorse possono essere trovate, non con il blocco dei contratti o delle assunzioni, ma razionalizzando, impostando una vera lotta a corruzione, evasione fiscale e contributiva, fenomeni capaci di sottrarre alle casse dello Stato centinaia di miliardi all'anno. Dal nostro Governo mi sarei aspettato, anzi forse con una dose forse eccessiva di ottimismo ancora mi aspetto, un atteggiamento diverso, una forte azione di contrasto alla crescente disoccupazione con nuove politiche economiche con investimenti pubblici e privati, con il varo di una politica industriale ad oggi inesistente e non continuare sulla strada del contenimento dei salari, della riduzione dei diritti e degli spazi di partecipazione sui posti di lavoro.
Eliminare le differenze tra lavoratori garantiti e non, è un nobilissimo e naturalmente condivisibile intento, ma farlo al ribasso certamente no. Avvalorare l'idea che l'aumento delle tutele per i sottoccupati e la soluzione dei problemi lavorativi per i disoccupati dipenda dalla riduzione dei diritti per gli occupati, significa far passare un messaggio non vero e palesemente fuorviante.