Carola Baruzzo, classe 1980, presidente dell’Assemblea Provinciale PD e del Museo della Resistenza, è la più giovane candidata della lista PD alle elezioni regionali del 27 e 28 ottobre.
La passione politica l’accompagna fin dal Liceo, ma è con la nascita del Partito Democratico che inizia la sua militanza e l’impegno all’interno del circolo di Luni e del partito provinciale. Seguono ruoli di Consigliere comunale ed Assessore a Luni ed anche nel Consiglio provinciale della Spezia.
Se dovesse scegliere tre aggettivi per descrivere Carola Baruzzo, quali sarebbero?
Appassionata, pragmatica, positiva.
Quali sono i motivi della sua candidatura?
Mi candido perché credo di conoscere a fondo le difficoltà quotidiane delle persone che, in questi anni, non sono state affrontate e sono state anzi lasciate da parte a favore di politiche per pochi e ricchi. I dati mostrano come la Liguria abbia il triste primato di regione più povera di tutto il Nord Italia, con il 24% della popolazione a rischio povertà.
Un dato ancora più preoccupante in ambito sanitario considerato che, se non hai soldi per rivolgerti al privato, non trovi esami e visite disponibili in tempi umani. Se cerchi casa, trovi affitti impossibili e, se cerchi lavoro, puoi sperare in un contratto stagionale o a chiamata o, magari, in nero.
Mi riconosco nel progetto di Orlando Presidente proprio perché punta a dare risposte reali a questi temi e penso di poter mettere a frutto la mia esperienza politica, umana e lavorativa per aiutare nel proporre e mettere in atto soluzioni concrete.
Una Liguria nuova, concreta, giusta, inclusiva. Questo il claim scelto per la sua campagna. Quali i temi fondanti?
Non è più il tempo di tappeti rossi e passerelle. Vogliamo agire concretamente per rendere la Liguria una terra di opportunità, giusta e inclusiva.
Lavoro, equità sociale, sanità, politiche ambientali, giovani e cultura sono i punti che ritengo fondamentali, tutti egualmente importanti e, soprattutto, interconnessi. Non possiamo disgiungere il lavoro dall’equità sociale - l’occupazione dal giusto trattamento per tutti e dallo sviluppo sostenibile. Non possiamo immaginare una regione che sia accogliente per i giovani senza restituire centralità alla cultura.
Lei parla di “una campagna dal basso”, quali sono i motivi che l’hanno spinta a lanciare questo appello?
Per me una campagna elettorale ha senso solo se parte dal contatto umano, diretto: nelle strade, nelle piazze, casa per casa, proprio come in questi anni ho portato la mia attività sul territorio. C’è bisogno che la politica torni ad ascoltare davvero e a occupare anche con la presenza quegli spazi popolari da troppo tempo dimenticati.
Per questo, oltre agli incontri con le persone, alla presenza in strada e nei luoghi di aggregazione, martedì 8 ottobre alle 17 inaugureremo in piazza Matteotti 52 a Sarzana il “Laboratorio Democratico”. Sarà il luogo in cui incontrarci e fare emergere le vere priorità del territorio, un punto di partenza per lavorare insieme.
C’è anche un altro aspetto: a differenza di altri candidati, con mezzi finanziari ben più consistenti a disposizione e i cui volti campeggiano da giorni sui cartelloni, noi possiamo contare solamente sull’aiuto e l’impegno delle tante persone che condividono il nostro progetto e auspicano un cambiamento ormai non più rimandabile per la nostra regione.
Tra i suoi obiettivi anche l’attenzione ai giovani…
Troppo spesso vengono utilizzati come spot durante le campagne elettorali, per essere poi dimenticati dal giorno successivo al voto. Questo è anche frutto di una mancata conoscenza delle loro necessità e delle loro enormi potenzialità, al di là degli stereotipi in cui una certa politica li vuole incasellare.
Dar loro risposte concrete significa, per esempio, come proposto da Andrea Orlando, portare l’indennità dei tirocini a 800 euro, come accade in altre regioni. Non solo. Aiutare davvero i giovani significa anche non ignorare il tema della salute mentale: puntiamo a rafforzare l'assistenza psicologica di base, a far lavorare meglio i consultori, a promuovere l’educazione diffusa, anche all'affettività, fin dalle scuole.
La Liguria deve tornare ad essere una terra in cui i giovani abbiano voglia di restare e di crescere. Abbiamo la possibilità di dar vita ad una svolta cruciale e creare un territorio nel quale si possano sviluppare radici profonde. Non dobbiamo perdere questa occasione perché in questi anni troppe ragazze e ragazzi hanno lasciato la Liguria per cercare lavoro altrove.
Uno dei punti del suo programma è anche la cultura
Non possiamo continuare a credere che marketing e pubblicità possano sostituire la cultura. Occorre attenzione non solo a grandi eventi di qualità ma anche e soprattutto alle politiche culturali quotidiane. Occorre un grande “piano regolatore della cultura": penso alle biblioteche nei quartieri e nei piccoli centri, a un accesso alla rete più facile e veloce per tutti, ma anche ad investire su arti e spettacolo come occasione di emancipazione e crescita collettiva. Il turismo è una risorsa preziosa ma non può sostituire una voce fondamentale come la cultura, sia nell’economia che nella formazione dei liguri dell’oggi e del domani.