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Livia Turco a Lerici per presentare il suo "Compagne: una storia al femminile del Partito Comunista Italiano"

L'ex Ministra parla del ruolo delle donne nel PCI durante tutta la sua storia. 

La fondazione Giorgio Amendola della Spezia organizza per venerdì 8 settembre alle ore 17:30 la presentazione del libro: “Compagne: una storia al femminile del Partito Comunista Italiano”.

La presentazione si terrà alla presenza dell’autrice Livia Turco, dirigente del PCI e già Ministra della Salute e della Solidarietà Sociale, nella sala del consiglio comunale di Lerici, gentilmente concessa dal Comune di Lerici.
Oltre all’intervento di Livia Turco, il dibattito sarà introdotto per la Fondazione Amendola da Andrea Montefiori e sarà coordinato da un giovane studioso di storia all’università di Pisa, Giacomo Passalacqua. Si confronteranno con l’autrice Aurora Minichini, componente dell’assemblea nazionale del Partito Democratico, Viviana Cattani, portavoce della conferenza provinciale delle democratiche e Luana Pigoni, che è stata la responsabile femminile della federazione della Spezia del Partito Comunista Italiano negli anni ‘80.
Le conclusioni saranno affidate all’autrice del libro, Livia Turco.


Scheda del libro “Compagne: una storia al femminile del Partito Comunista Italiano” (editore Donzelli):

«Per milioni di donne la parola “compagna” ha significato scoprire il senso della propria vita all’interno di una storia collettiva. Ha significato vivere l’esperienza della sorellanza, la sua forza, la sua bellezza e anche la cura di cui necessita, perché non è né facile né scontata. Ciò che di unico vi è in quella parola è l’esperienza della militanza. La parola “compagna” contiene un passato che è sempre presente».

Nelle diverse fasi che hanno scandito la storia del Pci le donne ci sono sempre state e hanno svolto un ruolo fondamentale, contribuendo a costruire il popolo comunista come comunità, introducendovi la pratica della vita quotidiana, facendo vivere legami umani e passione civile. Sono state vere e proprie «sentinelle del cambiamento», quelle che percepivano per prime i mutamenti della società e volevano capirli, elaborarli, dare loro delle risposte concrete. Spesso però il riconoscimento del loro contributo è stato riservato soltanto alle figure più note, dalle madri costituenti in avanti, dimenticando le tante donne comuni che nelle retrovie della Resistenza, nelle sezioni di partito, nei quartieri delle grandi città operaie e nelle aree rurali, nelle manifestazioni femministe hanno dato vita a quello spirito popolare del partito che gli è valso per anni un consenso diffuso e capillare.

In questo appassionato saggio Livia Turco – lei stessa tra le donne che hanno «fatto» il partito – riannoda il filo rosso della partecipazione femminile dalla nascita alla fine del Pci, presentando le protagoniste e le battaglie di ciascuna delle generazioni che hanno scandito quella storia. Emerge dal suo racconto quanto la presenza delle donne comuniste sia stata essenziale per la crescita e l’evoluzione del partito, quanto esse siano state determinanti in battaglie cruciali come la scelta della democrazia, il miglioramento delle condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici e delle masse popolari, il divorzio, l’aborto, la proposta di una nuova concezione del welfare. E, al contempo, affiora il sentimento d’orgoglio dell’essere comunista, ma anche le difficili relazioni tra donne e uomini, e la dialettica che attraverserà tutte le generazioni di donne comuniste: più donne o più comuniste? Prima donne o prima comuniste? E poi l’irrompere del femminismo e la critica aperta al maschilismo. Una storia che ha avuto il sostegno del pensiero lungimirante di Antonio Gramsci e poi di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer. Che ha segnato i congressi del partito. Che è sempre stata considerata dagli uomini comunisti centrale nei documenti ma marginale nei fatti. Che ha visto le comuniste avere sempre a cuore il legame con le donne nella società e il gioco di squadra, una vera sorellanza che ha lasciato il segno nella vita di tante, ma che non si è posta in modo adeguato la scelta della leadership nel partito. Allora esattamente come oggi.

 

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