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Migrazione, integrazione e inclusione, se ne discute nella sede del PD di Pegazzano In evidenza

di Marina Lombardi – Per raccontare un’alternativa ai cittadini sul tema della migrazione.

Si è discusso di migrazione, alla sede del Partito Democratico di Pegazzano, in termini politici, concreti e anche personali ed empatici, pratici, realistici.

Dopo una visita al centro Caritas Mondo Nuovo La Cittadella della pace di Pegazzano con la direttrice Laura De Santis, l’eurodeputato Brando Benifei, la sindacalista e senatrice Annamaria Furlan, il consigliere comunale Andrea Frau e Pietro Bartolo, storico medico di Lampedusa ed europarlamentare dal 2019, sono intervenuti al circolo per raccontare quell’alternativa alla narrazione mediatica e discriminante propagata da anni sulla migrazione, offrendo spunti di riflessione basati su azioni concrete che da anni, cercano di mettere in atto.

Integrazione è la parola chiave del discorso, declinata sul piano legislativo nelle parole di Brando Benifei, in particolare sulla battaglia all’europarlamento dove porta avanti la lotta per modificare alcune delle regole europee previste dal trattato di Dublino, “al fine di rendere più strutturale il meccanismo di solidarietà e per impedire quello che accade oggi, ossia, che chi arriva in Italia e vuole andare negli altri paesi europei, non può farlo. Così i paesi di primo arrivo hanno un impatto che diventa un blocco da cui non ci si può muovere” spiega l’eurodeputato, ricordando l’impegno già nella scorsa legislatura, che è stato poi bloccato da altri governi.

Il trattato di Dublino, firmato nel 1990 per disciplinare l’accoglienza e le richieste d’asilo all’interno dell’UE, prevede tra i suoi principi cardine, che lo stato di primo approdo del migrante debba far fronte al sistema di accoglienza e domanda d’asilo, impedendo che i richiedenti possano fare richiesta in più stati membri, per evitare il più possibile che vi siano richiedenti asilo “in orbita”, ossia trasportati da uno stato all’altro. Di fatto questo trattato, così com’è, penalizza i paesi sudeuropei ed impedisce ai migranti di fare richiesta nel paese in cui vorrebbero.

“A livello nazionale si vanno a tagliare le misure di accompagnamento, la formazione e l’integrazione perché il modello è quello della Bossi/Fini – continua Benifei, spiegando che si tratta di una legge che innesca quel meccanismo che impedisce di creare sufficienti canali di migrazione legale in modo ordinato, generando di fatto contrapposizione sociale, irregolarità e scontro.

“Continueremo a lavorare, ma intanto già dalla prossima programmazione sarà più facile integrare i percorsi di sostegno materiale e formazione – conclude Benifei - con le nuove regole del fondo sociale europeo arriveranno i primi bandi, con cui rendiamo più flessibili gli strumenti per l’integrazione”. Fondi che arriveranno in Regione e che dovranno poi essere distribuiti.

L’inclusione alla cittadella della Pace

Non si tarda a parlare delle ricadute pratiche con l’approvazione del Decreto Cutro da parte del governo pochi giorni fa, “oltre a tutti quei servizi tagliati tra cui l’assistenza psicologica, la scuola di italiano e l’orientamento legale ai servizi del territorio, ci chiediamo che cosa ne sarà di quei ragazzi a cui non sarà più riconosciuta la protezione speciale – spiega Laura De Santis di Caritas – come Caritas sicuramente cercheremo di garantire lo stesso i servizi, ma non senza sforzi”.

La cittadella della pace, che conta 200 persone, continuerà a mantenere i servizi che ha sempre fornito ma spiega ancora De Santis “Stiamo attendendo il nuovo capitolato ma temiamo che vengano ridotte anche le ore del presidio medico nelle strutture e la presenza dei mediatori linguistici – già penalizzate in passato dal decreto Salvini - oltre a tutti i servizi di base fondamentali, l’integrazione è secondo me fondamentale, quindi l’inserimento socio lavorativo, l’inclusione sul territorio sono cose che grazie ad un’ampia rete sul territorio continueremo a fare”.

 

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