Nel consueto incontro al CaMeC tra Andrea Orlando, ministro del lavoro del dimissionario governo Draghi, e il giornalista Tommaso Labate, autore del libro "Ultima fermata" che narra i 7 mesi del governo Draghi, davanti ad una platea decisamente amichevole - presenti tra gli altri il sindaco di Castelnuovo Daniele Montebello, candidato alla Camera, e Guido Melley, consigliere comunale, candidato al Senato per Alleanza Verdi Sinistra, si è parlato delle imminenti elezioni politiche e dei rischi sottesi - a parere di Orlando - alla vittoria già sbandierata ai quattro venti della destra capitanata da Giorgia Meloni.
"Iniziamo con la politica, difficile da immaginare il futuro prossimo - ha esordito Labate - nessuno sa dire se a novembre avremo il riscaldamento acceso o spento, se avremo un posto di lavoro oppure no". Per Orlando il punto è questo: "Ci troviamo nelle condizioni peggiori di tutti perché siamo senza governo, il problema è che si è fatto cadere il governo nel momento della risposta o non risposta rispetto al problema energetico, l'Italia ha bisogno più di tutti di un tetto al prezzo del gas; altri paesi come la Francia, la Spagna o la Germania posono attuare mix energetici o utilizzare politiche di bilancio più flessibili della nostra. Ora servono risposte politiche non è indifferente avere o non avere un governo".
Nella chiacchierata tra Orlando e Labate ci si è soffermati a lungo su Giorgia Meloni e sulle sue proposte in materia di lavoro: Dobbiamo far pagare meno contributi a chi ha più dipendenti, sgravi al 100% per chi assume, al 110% chi assume i fragili. "Nessuno le ha chiesto -ha osservato Orlando - dove prende i soldi, per conformismo verso chi si crede che vincerà" .
Ancora Meloni nel mirino per il Covid: "Allo scoppio del Covid disse che non dovevamo rivolgerci a Ue ma a Fmi, ora quei paesi sono al razionamento".
Orlando ha poi elencato i risultati conseguiti dal governo Draghi nel settore del Welfare: "Riforma ammortizzatori sociali, norme di garanzia negli appalti, congruità per il Durc se si vogliono gli sgravi del 110%, potenziamento degli ispettorati del lavoro, fondo per la parità di genere, fondi per la non autosufficienza". Con una nota di rammarico in più: "Il governo è caduto nel momento in cui si era aperto un confronto con le parti sociali su Salario minimo, superamento della Fornero, flessibilità in uscita, precarietà del lavoro. Affrontate questi temi con un governo di unità nazionale voleva dire che nessuno poteva sfilarsi, infatti chiesi a Conte di aspettare, perché sarebbe bastato un mese per chiudere su questi argomenti così importanti".
Quali proposte per il domani? "Con forza dobbiamo dire che ci vuole salario minimo, la congruità va estesa ad altri settori oltre all'edilizia perché il lavoro nero è la peggiore piaga del nostro paese, non è accettabile che si formino sindacati con 20 iscritti che firmano ccnl".